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Scheda ICCD - BNPE

Tipo scheda: BNPE (Beni naturalistici-Petrologia) Versione 3.01
Settore disciplinare: beni naturalistici
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Oggetto

Definizione: roccia

Identificazione: esemplare

Sistematica-petrologia

Tipo litologico:
Nome petrografico:
Nome petrografico (IUGS):
Varietà:
Nome commerciale:

Altre caratteristiche: Minerali principali:
Minerali accessori:
Indice di colore:   Colore:

Dati di raccolta

antica Teos a SW di Izmir (Smirne), Asia minore        attuale Turchia (Asia Minore)   
Tipo di localizzazione: località di raccolta - dati storici 

Informazioni di contesto

Eon (Eonotema):
Era (Eratema):
Periodo (Sistema):
Epoca (Serie):
Complesso:
Supergruppo:
Gruppo:
Formazione:  

Localizzazione geografico-amministrativa

ITALIA  Lazio  RM  Roma 

Sapienza Università di RomaPiazzale Aldo Moro 5 

Dati analitici

Oggetto: Marmetta di “Africano nero brecciato”, (varietà di Africano, Marmor luculleum). Roccia sedimentario-metamorfica di aspetto e colore variabili. E’ una breccia tettonica leggermente metamorfosata con clasti dal bianco al rosa al rosso sangue in una matrice grigio scura fino a nera o verde per l’abbondanza di clorite. E’ un “marmo” di difficile lavorazione anche per le frequenti vene di quarzo

Notizie storico-critiche: Nella Collezione Belli sono presenti 27 mattonelle. Anche l’Africano è uno dei primi “marmi” introdotti a Roma, se ne conosce l’utilizzo nella Basilica Emilia già a partire dalla metà del primo secolo a.C. e continuò a essere usato per tutto l’Impero; ancora all’epoca di Diocleziano esso ricorre nell’Editto dei prezzi come uno dei marmi più costosi. L’africano era così chiamato dagli scalpellini romani per i predominanti toni accesi e i violenti contrasti cromatici, ma è conosciuto anche come Marmo Luculleo perché, nei racconti di Plinio, si legge dell’interesse di Licinio Luculo nei confronti dei “marmi” colorati tra i quali appunto l’Africano Le cave di questo marmo sono state scoperte nell’agosto del 1966 a 45 km a sud-ovest di Smirne. Sono di Africano le due grandi colonne che stanno ora all’ingresso della Basilica di S. Pietro (originariamente nella navata centrale della vecchia basilica) e molte “rote” nel pavimento. Sempre di Africano sono anche due colonne nel portico di S. Cecilia e le vasche a conchiglia della bella fontana delle tartarughe nella piccola Piazza Mattei.

Condizione giuridica e vincoli

Indicazione generica: proprietà Ente pubblico non territoriale 

Annotazioni

roccia sedimentario-metamorfica