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Uomo e ambiente nel Paleolitico medio: il caso del Riparo Broion

Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DI FERRARA

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A partire dagli anni '50 dello scorso secolo sono state condotte numerose campagne di scavo nelle grotte e ripari sotto-roccia del versante orientale dei Colli Berici (Vicenza) da parte di ricercatori dell'Università di Ferrara, che hanno portato alla luce importanti testimonianze della presenza umana durante l'ultimo glaciale. L'uso di un approccio interdisciplinare nelle metodologie di studio ha consentito di ricostruire le dinamiche ambientali e climatiche che hanno interessato quest'area e l'Italia Nord-orientale nelle ultime glaciazioni. Tra le numerose grotte e ripari indagati la Grotta del Broion costituisce uno dei depositi archeologici più significativi per la ricostruzione crono-stratigrafica del Quaternario recente in Italia settentrionale, perché contiene reperti paleontologici che comprendono un arco cronologico che va dalle fasi finali del Riss alla chiusura dell'Ultimo Glaciale. Alcuni dei materiali paleontologici sono tutt'ora esposti presso il museo di Paleontologia e Preistoria "Piero Leonardi".

In alto: a sx, localizzazione della Grotta del Broion, a dx, Paolo Leonardi sul campo di ricerca
Il paesaggio attuale nei pressi di Lumignano, nei Colli Berici (Vicenza): 

La Grotta del Broion si trova sul Monte Brosimo in località Lumignano (Comune di Longare) in provincia di Vicenza. Le ricerche in questa cavità sono iniziate nel 1951 ad opera del Prof. Piero Leonardi e del conte dott. A. Da Schio e si sono protratte per 17 anni. La grotta è costituita da un atrio, che si immette in una galleria, alla cui sinistra si apre una piccola cavità, la Grottina delle Marmotte, e che conduce sull'ampia Sala Grande dalla quale si riparte, a destra, la Grotta del Leone.

 

La grande sala è un pozzo, riempito da vari sedimenti per una profondità di circa 14 m. Le evidenze archeologiche suggeriscono frequentazioni alternate della grotta da parte dell'uomo e dei carnivori. Inizialmente il sito era frequentato dall'uomo di Neandertal, la cui presenza è testimoniata da manufatti litici nei livelli inferiori della grotta (UUSS Q-O e N-I) e dalla datazione al radiocarbonio dell'US N, dove le industrie litiche sono più abbondanti, datata a 40.000±1270 uncal. B.P. (38.650 a.C.). Segue una fase di abbandono o di frequentazione sporadica dell'uomo nella quale i carnivori, in particolare, l'orso speleo (o orso delle caverne, Ursus spelaeus J.C.R. 1794, immagine a dx), utilizzano la grotta ripetutamente come tana. E' solo nella parte sommitale della grotta (US C) che abbiamo nuovamente attestazioni di una frequentazione antropica, questa volta dell'uomo moderno, testimoniata da industrie litiche epigravettiane.

Qui, in basso: la Grotta del Broion, vista dall'alto e sezione laterale 

 Clima e ambiente nella fase finale della glaciazione Riss

La fine della glaciazione Riss è testimoniata dai livelli basali (US S-R) della grotta nella quale sono stati ritrovati oltre 400 resti di stambecco. La presenza dello stambecco (Capra ibex L. 1758, immagine a dx) a così basse altitudini è dettata dalla forte espansione dei ghiacciai alpini e dalla presenza di un clima freddo e arido con ambienti rocciosi a quote più basse.

 I paleoambienti nel Würm: l'ambiente continentale

La prima fase del Würm si caratterizza per la formazione di un ambiente di tipo continentale caratterizzato da una diminuzione della copertura arborea, da un abbassamento delle temperature e dalla dominanza dei microtini e stambecco. Gli strati Q-O, per l'associazione faunistica e l'industria umana in essi contenute testimoniano molto bene questa fase. L'azione del gelo amplia la cavità d'accesso alla grotta, che viene saltuariamente abitata da carnivori e dall'uomo di Neanderthal. In seguito la cavità diviene dimora di colonie di pipistrelli testimoniati da livelli a guano negli strati P e O. Lo stambecco è l'ungulato maggiormente presente, forse preda preferenziale dell'uomo, mentre rare sono le testimonianze di camoscio (Rupicapra rupicapra L. 1758), alce (Alces alces L. 1758), cervo (Cervus elaphus L. 1758) e uro (Bos primigenius B. 1827). Tra i carnivori sono presenti l'orso speleo, la martora (Martes martes L. 1758) e pochi resti di lupo (Canis lupus L. 1758), volpe (Vulpes vulpes L. 1758) e gatto selvatico (Felis silvestris S. 1777).

La fauna rinvenuta nella grotta del Broion


Figura 1 (a sx) - Frammento di cranio e palco di capriolo (Capreolus capreolus, L. 1758) proveniente dai livelli frequentati dai neandertaliani.

Figura 2 (a dx)- Frammento di metacarpo di megacero (Megaloceros giganteus B. 1799)

Figura 3 (a sx) - Mandibola incompleta di lupo (Canis lupus L. 1758).

Figura 4 (a dx)- Mandibola di giovane lupo (Canis lupus L. 1758).

 I paleoambienti nel Würm: l'ambiente forestale

Gli strati N-I della Grotta, datati intorno ai 40000 anni da oggi, evidenziano un clima forestale-umido, riferibile ad un interstadiale. La dominanza di piccoli mammiferi legati ad ambienti di sotto-bosco e bosco come Apodemus (K. 1829), Cletrionomys (S. 1780) e Sorex araneus (L. 1758) su quelli di ambiente aperto a prateria o steppa (Microtus agrestis-arvalis)

Tra i grandi mammiferi gli ungulati sono poco rappresentati rispetto ai carnivori, tra i quali l'orso delle caverne continua ad essere il più frequente, seguito dal lupo e dalla martora. Compare la marmotta (Marmota marmota L. 1758) tipica degli ambienti di prateria e arbusti montani. Tra gli ungulati il cervo è il più rappresentato, confermando la presenza di aree boschive, mentre sporadici sono i resti di stambecco, camoscio, uro ed alce. Testimonianze dell'attività dell'uomo sui resti animali sono rarissime. E' probabile che la grotta venisse utilizzata per brevissimi periodi e che quindi attività di macellazione e consumo delle risorse animali sia poco attestata.

I paleoambienti nel Würm: l'ambiente di steppa-prateria

L'ultima fase della sequenza stratigrafica (US H-D) evidenzia un nuovo cambiamento climatico verso un clima freddo ed ambiente aperto di steppa e prateria testimoniato dalla presenza di marmotta, camoscio e stambecco tra i grandi mammiferi e dell'associazione di Pitymys e Microtus agrestis tra i piccoli mammiferi, abitatori di ambienti aperti e steppa prateria. Questa tendenza sembra accentuarsi nello strato C della Sala Grande dove è testimoniata la presenza dell'uomo moderno sulla base di manufatti litici epigravettiani.

 


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