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Gli ambienti costieri della Puglia: le coste rocciose e le coste sabbiose

Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DI BARI

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La Puglia è contornata da circa 1000 chilometri di coste che presentano una grande varietà di ambienti naturali. Si possono così visitare spiagge sabbiose, sistemi dunali, alte falesie e basse coste rocciose. Lungo questo percorso possiamo trovare alcune specie vegetali che caratterizzano specificamente ogni tipo di costa. Gli esemplari esistenti in natura possono essere confrontati con i reperti conservati presso il Museo Orto Botanico dell’Università degli Studi di Bari. Fra terra e mare, fra natura e museo, il visitatore può scoprire la complessità di un mondo vegetale legato a questi peculiari, e a volte fragili, ambienti naturali.

 

 Le coste rocciose

I profili costieri rocciosi sono prevalenti in Puglia, caratterizzati per lo più da coste basse rispetto ad alte falesie.

Fattori ecologici determinanti per la vita delle piante in questi ambienti sono l’azione diretta della salsedine marina, l’elevata ventosità, l’elevata radiazione solare, a volte la forte inclinazione delle pareti e la netta scarsità di substrato, che si accumula nelle fessure o comunque in strati sottili.

Le piante adattate a questi ambienti piuttosto difficili sono le casmofite, le cui radici riescono a insinuarsi nella roccia, in fessure preesistenti o che gli apparati radicali contribuiscono a creare ed accrescere, le alofite, adattate ad elevati tenori salini, e le xerofite, adattate all’aridità. Frequenti sono anche le camefite, piante legnose prostrate o pulvinate (a cuscinetto), capaci di opporre una scarsa resistenza al vento.

 

 Le coste sabbiose

Qui, in alto: Exsiccatum di Gramigna delle spiagge conservato presso l’Herbarium Horti Botanici Barensis

 

Le coste sabbiose sono caratterizzate da fattori ecologici peculiari ed estremamente selettivi per gli esseri viventi e le piante in particolare, primi tra tutti l’incoerenza del substrato, l’aerosol marino, la ventosità, l’elevata radiazione solare. Tutto ciò provoca innanzitutto una scarsa disponibilità d’acqua, dato che quella piovana percola rapidamente attraverso la sabbia.

Le psammofite, le piante degli ambienti sabbiosi, dispongono di adattamenti specifici in senso xerico che consentono di ridurre il surriscaldamento, la perdita dell’acqua traspirata e di assorbire la poca acqua disponibile grazie a fitti apparati radicali, capaci anche di fissare la sabbia. Ad esempio, la Gramigna delle spiagge (Agropyron junceum (L.) Beauv.) e lo Zigolo delle spiagge (Cyperus kalli (Forsskål) Murb. = Cyperus capitatus Vand.) sono tra le specie responsabili della fissazione della sabbia in corrispondenza dei primissimi accumuli (dune embrionali), grazie a fusti sotterranei (rizomi) ed estesi e sottili apparati radicali.

La flora di questi ambienti costituisce un unicum per la sua elevatissima specializzazione ecologica e presenta notevoli similitudini, soprattutto a livello di genere, tra le spiagge del Nord America e quelle dell’Europa. Ciò testimonia una comune antica origine, che può farsi risalire al Terziario (Cenozoico), quando gli scambi floristici tra i due continenti erano ancora possibili per la continuità delle terre emerse.

Peculiare è anche la distribuzione delle specie che si associano a costituire comunità ben differenziate, che si susseguono in fasce parallele andando dal mare verso l’interno. Lungo questa direttrice, infatti, le condizioni ecologiche mutano progressivamente secondo gradienti ben precisi: diminuiscono gli effetti del dinamismo marino, della ventosità, dell’infiltrazione della falda salmastra, aumentano i nutrienti nel suolo con l’instaurarsi della pedogenesi innescata proprio dal concorso dell’azione degli organismi, primi tra tutti i vegetali. 

 


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