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Gli ambienti costieri della Puglia: le coste rocciose e le coste sabbiose - Museo

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Altre informazioni


Il primo Orto Botanico della città di Bari fu istituito nell'agosto del 1813 a seguito di un decreto di Gioacchino Murat del 16 febbraio 1810, con il quale veniva sancito che ogni capoluogo di provincia dovesse avere una Società di Agricoltura, con annesso Orto, per la sperimentazione e la produzione di piante agrarie e ornamentali. Questo primo Orto Botanico, però, ebbe vita brevissima in quanto il ritorno dei Borboni sul trono di Napoli costrinse la Società ad abbandonare la sede ed a trasferirsi in locali di fortuna. Nel 1858, dopo lunghe dispute, il Comune di Bari concesse un suolo di 52 moggie in prossimità della costa, dove fu eretto l'edificio della Società Economica con annesso Orto. Anche questo secondo tentativo di dotare la città di Bari di un Orto Botanico fallì per effetto dell'annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d'Italia. Il decreto di Vittorio Emanuele II dell'11 febbraio 1886 sancì la sua definitiva soppressione.

L’attuale Orto Botanico universitario, al contrario di altri e più illustri Orti Botanici italiani, è di recente istituzione avendo visto la luce solo nel 1955, per la tenace volontà della Prof.ssa Eleonora Francini Corti, dopo che la Facoltà di Scienze ebbe in dotazione, nell'ambito dell'attuale Campus universitario, una villa con annesso suolo agrario di 5.000 m2. Alla sua nascita, era organizzato con criteri prevalentemente sistematici e le piante erano disposte in aiuole di forma regolare distribuite su due differenti livelli, con una differenza di quota di poco meno di due metri. Questo primo nucleo, nel 1964, fu ampliato con il raddoppio della superficie, che così divenne di circa un ettaro. La nuova area fu organizzata privilegiando i criteri ecologico e fitogeografico, dando priorità alla flora regionale. Un piccolo settore venne riservato alle piante officinali, anche quale segno di memoria e continuità con gli Horti simplicium, mentre una serra accoglieva un certo numero di entità esotiche. Fu realizzato anche un ampio idrofitario per ospitare la flora acquatica pugliese.
Nel 1964 l'Orto Botanico è confluito nell'Istituto Ortobotanico che, nel 2000, è diventato struttura autonoma museale dell’Università degli Studi di Bari, con l’attuale denominazione di Museo Orto Botanico.


Cosa vedere


Di particolare interesse è la presenza di una collezione di specie autoctone della flora pugliese, di importanza fitogeografica e/o rare e a rischio di estinzione, le cui piante sono state quasi esclusivamente ottenute da seme, quindi senza sottrarre individui alle popolazioni di origine, nell’ambito di diversi progetti di conservazione della biodiversità vegetale condotti in collaborazione con Aree protette della regione. La collezione è per lo più concentrata nell’area della Roccaglia che riproduce l’ambiente delle rupi, delle garighe e dei pascoli aridi pugliesi.

Tra queste entità si possono ricordare alcuni endemiti, molti dei quali strettamente pugliesi, come Aubrieta columnae Guss. subsp. italica (Boiss.) Mattf., Campanula garganica Ten. subsp. garganica, Centaurea diomedea Gasp., Centaurea subtilis Bertol., Genista michelii Spach e Iris bicapitata Colas.. Molto ricco è anche il contingente di taxa a distribuzione mediterraneo-orientale e sud-est europeo, per il quale la flora pugliese si caratterizza; tra le altre Aurinia leucadea (Guss.) K. Koch subsp. scopulorum (Ginzb.) Plazibat, Campanula versicolor Andrews, Hellenocarum multiflorum (Sm.) H. Wolff., Inula verbascifolia (Willd.) Hausskn. subsp. verbascifolia, Laserpitium siler L. subsp. garganicum (Ten.) Arcang., Linum austriacum L. subsp. tommasinii (Rchb.) Greuter & Burdet, Phlomis fruticosa L. e Salvia fruticosa Mill.. Molte delle entità citate sono incluse nelle Red List delle specie a rischio di estinzione.

La collezione di piante acquatiche della Flora regionale è esposta secondo un criterio ecologico nell’Idrofitario, in cui è possibile osservare le diverse specie di ambiente di acqua dolce disposte in funzione della diversa batimetria dello stagno. Tra le molte specie presenti spicca Nymphaea alba L., entità ad elevato rischio di estinzione nel territorio regionale.

In un’altra area, destinata all’esposizione con criterio fitogeografico della Flora spontanea pugliese, è stato ricostruito seguendo criteri ecologici un bosco a prevalenza di Quercus trojana Webb (Fragno), specie che costituisce le formazioni boschive più caratteristiche delle Murge sud orientali pugliesi. Nello strato erbaceo è possibile osservare anche diversi esemplari della endemita pugliese Arum apulum (Carano) P.C. Boyce, specie di particolare interesse conservazionistico in quanto gravemente minacciata di estinzione.

Gigaro pugliese (Arum apulum (Carano) P.C. Boyce).

Per quanto riguarda le entità esotiche, si può menzionare anche una collezione di Lithops e generi affini della famiglia Aizoaceae, piante succulente di origine sudafricana dal sorprendente aspetto di ciottoli levigati, peculiare forma di mimetismo, note anche come “sassi viventi”.

Museo Orto Botanico - Università degli Studi di Bari Aldo Moro

Campus Universitario Via Orabona, 4 - 70126 Bari

tel: Direzione +39 080 5442168, Informazioni +39 080 5442152 - fax: +39 080 5442153

Il Museo Orto Botanico è un’istituzione scientifica dell’Università di Bari che si occupa dello studio, ricerca, divulgazione e conservazione della biodiversità vegetale. Al Museo afferiscono l’Orto Botanico universitario, l’Erbario (Herbarium Horti Botanici Barensis) e la Banca del Germoplasma (BG-MOBB).

Francobollo dedicato nel 2013 al Museo Orto Botanico da Poste Italiane

Vista dell'Orto Botanico di Bari

L'Erbario

L’Herbarium Horti Botanici Barensis, identificato con la sigla BI nell’Index Herbariorum internazionale del New York Botanical Garden, fu istituito dalla prof.ssa Eleonora Francini Corti (1904-1984) che, dal 1939 al 1961, fu professore di Botanica presso l’Università di Bari. Attualmente, vi sono conservati circa 37.000 campioni essiccati (exsiccata), dei quali una notevole parte è rappresentata da esemplari provenienti dal territorio pugliese, mentre il resto da campioni di provenienza nazionale o estera. Molti reperti fanno parte di collezioni o parti di esse, appartenute a illustri botanici. Alcuni campioni risalgono al XIX secolo.

L’Erbario è conservato in due ampi locali climatizzati (T = 15 °C, Umidità relativa = 30%), all’interno di armadi modulari compattabili in metallo, su basi mobili a movimentazione manuale. E’ presente una sala consultazione e sono state avviate le procedure per la catalogazione informatizzata, in modo da rendere fruibile l’intera collezione anche attraverso la rete internet. Esso costituisce un importante patrimonio scientifico e didattico nonché assume, col passare del tempo, un valore sempre maggiore dal punto di vista storico-culturale.

La Banca del Germoplasma

La Banca del Germoplasma del Museo Orto Botanico dell’Università degli Studi di Bari (BG-MOBB) è nata nel 2005 ed è configurata come una seed bank per semi ortodossi, di cui permette la conservazione ex situ a bassa temperatura (- 15 °C). Il suo intento principale è la conservazione ex situ di popolazioni di specie autoctone della Flora spontanea pugliese. La BG-MOBB, pur dando priorità alle entità a rischio di estinzione nel territorio regionale, rare, endemiche o comunque di importanza fitogeografica, si propone di conservare anche il germoplasma delle popolazioni locali di specie più comuni, ma rappresentative della diversità degli ambienti naturali pugliesi, sempre nell’ottica di un suo utilizzo in programmi di conservazione in situ.

La Banca dispone di una camera di deidratazione, con sistema di deumidificazione ad assorbimento chimico e di condizionamento termico dell’aria (parametri operativi: T=15 °C e R.H.=15%), e di una camera di 12 m3 per la conservazione a lungo termine a bassa temperatura (T=-15 °C). Sono presenti, inoltre, un laboratorio e una camera per il confezionamento dei lotti di semi dotata di attrezzatura analoga a quella di deidratazione.


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