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Ambienti litoranei e planiziali, la flora protetta del Delta del Po

Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DI FERRARA

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Gli ambienti che caratterizzano il Delta del Po sono il risultato del connubio tra la millenaria azione dei fiumi, del mare e delle grandi opere di bonifica dell’uomo. La ricchezza degli ambienti naturali è rappresentata dalle zone umide d’acqua dolce e salmastra, da boschi, pinete, dune e dai numerosi ambienti di transizione che si formano verso la foce.

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 Le zone umide d’acqua dolce

Sono rappresentate soprattutto dalle Valli di Argenta e Marmorta. Si tratta di casse di espansione che raccolgono le acque del Reno e dei suoi affluenti e comprendono Cassa Campotto, Valle Santa e Cassa Bassarone. La vegetazione acquatica ha un importante valore naturalistico per la presenza della ninfea bianca, a cui si associano il nannufaro e diverse piante sommerse o galleggianti (miriofillo, lenticchie d’acqua ecc.). Negli acquitrini e sui fanghi emersi cresceva il quadrifoglio acquatico (Marsilea quadrifolia), oggi estinto (fig. 1). Le valli sono un’importante zona di nidificazione e/o svernamento di numerosi uccelli acquatici e in particolare del raro mignattino piombato.

 La Salina di Comacchio

Nelle Valli di Comacchio si estende l’omonima Salina, un’area di 600 ha che fin dall’antichità e fino al 1984, forniva sale in tutto il nord della penisola. L’importanza naturalistica è molto elevata per la presenza di piante e comunità vegetali altamente specializzate a vivere su suoli con una concentrazione di sale elevata e che tende ad aumentare durante l’estate. È questo l’habitat di salicornie annuali e perenni, di diverse specie di Limonium e della salicornia strobilacea (Halocnemum strobilaceum) sui suoli più salati (fig. 2). Più a sud nella salina di Cervia è segnalato anche l’apocino veneto (Trachomitum venetum). Degna di nota la nidificazione del fenicottero rosa, presente con ca. 10000 individui.

 Dune costiere e consolidate

L’ambiente di duna è caratterizzato da piante psammofile adattate a crescere su sabbie più o meno consolidate, in un contesto in cui si aggiungono anche altri fattori di stress quali la scarsità di acqua dolce, l’attività abrasiva della sabbia sulle foglie e, sulla costa, la presenza del sale. Le dune litoranee sono l’habitat di piante di elevato pregio naturalistico quali la calcatreppola marittima (Eryngium maritimum), il finocchio litorale (Echinophora spinosa) e l’apocino veneto (fig. 3 e 4). Questa specie si ritrova anche nel retroduna o sulle dune interne consolidate da boscaglie a leccio o dalle pinete, habitat preferenziale del cisto rosso (fig. 5) associato a piante quali il camedrio (Teucrium chamaedrys), il polio (Teucrium polium) e il pungitopo (Ruscus aculeatus).

 Canneti, prati subsalsi

In prossimità del Delta l’intreccio tra le acque dolci del fiume e l’acqua salmastra della foce arricchiscono il paesaggio con diversi ambienti di transizione quali canneti, bassure, prati inondati e subsalsi che contribuiscono ad aumentare la ricchezza floristica del territorio. In questi habitat crescono ad es. la canna di Ravenna (Tripidium ravennae), il falasco (Cladium mariscus), diverse orchidee e il rarissimo ibisco litoraneo (fig. 6).

 La lecceta

I cordoni dunosi più recenti sono colonizzati dalla lecceta, un bosco adattato a condizioni estreme per quanto riguarda la disponibilità idrica (bosco xerofilo), dove il leccio (fig. 7) è l’unica specie arborea a dominare lo strato arboreo. Tra le specie del sottobosco ricordiamo l’asparago pungente (Asparagus acutifolius), la fillirea (Phyllirea angustifolia) e la robbia selvatica (Rubia peregrina). Da segnalare la popolazione del cervo al Bosco della Mesola di elevata valenza conservazionisitca per la sua unicità genetica che lo differenzia dalle altre popolazioni italiane ed europee.

 Boschi planiziali

Il tipico bosco di pianura è definito querco-carpineto per la dominanza di farnie e carpini bianchi nello strato arboreo.  Si tratta di una tipologia boschiva praticamente scomparsa in Pianura Padana e che nel Delta del Po è possibile riconoscere solo all’interno della Riserva Naturale del Bosco della Mesola dove colonizza le zone interdunali che nel tempo si sono livellate e interrate. Si tratta di un bosco mesofilo che risente delle fluttuazioni della falda che limitano lo sviluppo delle radici agli strati superficiali del suolo. Alla farnia e al carpino bianco (fig. 8) si associano il carpino orientale (Carpinus orientalis), l’orniello (Fraxinus ornus) e tra gli arbusti segnaliamo il corniolo (Cornus mas), il sanguinello (Cornus sanguinea) e il biancospino (Crataegus monogyna).

 

 


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