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Avifauna del Fiume Tevere

Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DI PERUGIA

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Immagini dell'ambiente di riferimento:

Il Tevere, il fiume più lungo dell’Italia peninsulare, segna per intero il territorio umbro, caratterizzandone fortemente la geografia e le condizioni climatiche ed ecologiche. Nonostante il forte impatto antropico e le conseguenti alterazioni ecologiche e trasformazioni ambientali che, nel corso del tempo, hanno interessato gran parte del bacino tiberino, sopravvivono ancora frammenti di ambienti relativamente integri e ricchi di biodiversità.

I lembi di boscaglie igrofile ed i boschetti  ripariali, i piccoli stagni e le zone umide marginali, con rigogliosa vegetazione acquatica,  che si estendono lungo alcuni tratti delle sponde, rappresentano luoghi di rifugio e fonti di nutrimento per numerose specie animali, soprattutto uccelli legati agli ambienti rivieraschi fluviali. L’intera valle del Tevere, inoltre, costituisce per gli uccelli migratori una delle rotte più battute nelle regioni centrali della penisola italiana.

Purtroppo molte sono le specie animali che non sono riuscite  a tollerare  le situazioni di degrado ambientale  in vaste aree del bacino tiberino  e si sono completamente estinte localmente nel corso degli ultimi secoli, tra queste figura la Lontra (Lutra lutra), vero simbolo di “Biodiversità perduta”.

 

Specie caratterizzanti:

Gru comune  ( Grus grus ) )
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Uccello acquatico di grandi dimensioni (lunghezza 105/115 cm, peso 5500 g) dal collo slanciato e dalle lunghe zampe, piumaggio grigio, con evidenti strisce bianco-nere sulla testa e sul collo, vertice della nuca di colore rosso acceso. Coda costituita dalle remiganti secondarie molto allungate e cascanti.

Questo maestoso trampoliere è diffuso nelle regioni temperato-fredde boreali e subartiche dalla Scandinavia alla Siberia, dove nidifica in ambienti di tundra e nelle radure erbose nelle vaste foreste di conifere della taiga eurasiatica. Specie migratrice che sverna nelle regioni mediterranee e nell’Africa tropicale. In Italia è considerata specie di passo autunnale (da fine febbraio a maggio) e primaverile (da fine settembre a metà ottobre) ma, ovunque, rara ed in declino.

In Umbria la sua presenza storica è confermata da esemplari tassidermizzati conservati in collezioni ornitologiche, come presso la Galleria di Storia Naturale del Centro di Ateneo per i Musei Scientifici dell’Università degli Studi di Perugia dove è presente un campione facente parte della Collezione Orazio Antinori raccolto nella fine dell’Ottocento lungo la Valle del Fiume Tevere, non lontano dalla città di Perugia.

Purtroppo, secoli di caccia indiscriminata e di devastazioni degli ecosistemi acquatici, soprattutto delle praterie umide e zone palustri delle grandi pianure alluvionali fluviali, hanno fortemente ridotto i contingenti di questa interessante specie, oramai rilevabile solo occasionalmente durante i passi, con recenti segnalazioni di alcuni individui in sosta temporanea, di pochissimi giorni, sia nell’Alta Valle del Tevere che nei pressi della Palude di Colfiorito. Più frequenti risultano le segnalazioni di esemplari di Gru nelle pianure acquitrinose delle coste tirreniche della Maremma Toscana, principalmente del Grossetano.

 

Airone cenerino (Ardea cinerea)
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Ardeide di notevoli dimensioni (lunghezza 90 cm, peso 1600 g), dal lungo collo, testa affusolata, becco stretto ed acuminato, lunghe zampe e caratteristico piumaggio grigio chiaro nelle parti superiori e bianco inferiormente. La testa è di colore bianco con ciuffo di lunghe piume nere al vertice, nella parte inferiore del collo bianco sono ben delineate delle striature longitudinali nere.  Le ampie ali, sempre di colore grigio, presentano remiganti primarie nere. Gli individui giovani sono simili agli adulti ma con piumaggio più uniformemente grigio. 

L’Airone cinerino è una specie a vastissima distribuzione geografica eurasiatica  ed africana, diffusa dalla Scandinavia e dalla Siberia sino alle regioni temperato-calde subtropicali e tropicali dell’Asia meridionale e dell’Africa subsahariana. Vive nei più disparati ambienti acquatici, dalle lagune salmastre costiere e dalle foci e delta dei grandi fiumi alle zone umide interne, sia di pianura che montane, siano esse specchi lacustri, stagni e paludi, fiumi, torrenti di modeste dimensioni. In ambienti particolarmente favorevoli, come bacini lacustri o fiumi circondati da folta vegetazione acquatica e da boschi ripariali di pioppi e salici, questo Ardeide tende a costituire floride colonie nidificanti. I nidi, costruiti con materiali vegetali vari, vengono solitamente collocati tra i rami delle chiome di grandi alberi.

Essendo una specie molto adattabile non disdegna frequentare, se non perseguitata dall’uomo, anche ambienti molto antropizzati, come canali artificiali, invasi per l’irrigazione, risaie, laghetti in aree verdi urbane, zone portuali costiere, ovunque possa trovare sufficiente cibo, principalmente costituito da pesci di piccole e medie dimensioni, anfibi e rettili, altri uccelli e piccoli mammiferi. Le popolazioni più settentrionali tendono a migrare a Sud durante i freddi mesi invernali, ma in gran parte dell’Europa centro-meridionale e soprattutto nelle regioni di clima mediterraneo la specie è considerata stanziale. 

In Italia è ancora piuttosto comune in molte aree, come nelle zone umide della Pianura Padana e delle lagune costiere dell’Alto Adriatico, nelle valli fluviali interne della penisola ed in Maremma.

In Umbria è presente principalmente nel Bacino del Lago Trasimeno e lungo le sponde del Fiume Tevere e dei suoi affluenti, dove predilige i tratti ancora in parte rivestiti da arbusteti e boschetti ripariali. In non poche zone della Valle del Tevere, anche nelle aree suburbane ed in ambienti degradati, l’Airone cenerino continua a sopravvivere, rappresentando quasi un simbolo della natura selvatica che cerca di resistere! 

Martin pescatore (Alcedo atthis)

Vero gioiello alato della nostra avifauna acquatica, questo piccolo uccello (lunghezza 16 cm, peso 35 g) è caratterizzato da una splendida livrea blu-verdastro con cangianti riflessi metallici superiormente e castano brillante nelle parti inferiori. Piccole aree di piume bianche sono presenti ai lati del collo, sulla gola e sul mento. La testa, di forma rotondeggiante, presenta un becco piuttosto lungo, robusto e ad apice acuminato, perfettamente adatto a catturare i piccoli pesci di cui principalmente si nutre, tuffandosi a capofitto in acqua da qualche ramo proteso sulle sponde di ambienti umidi.

Il Martin pescatore ha un’ampia diffusione in Eurasia e Nordafrica, dove vive nei più disparati ambienti acquatici, dalle lagune salmastre costiere ai bacini lacustri, paludi, stagni e fiumi dell’interno. Non disdegna frequentare canali artificiali e tratti di fiume all’interno di centri urbani. Le popolazioni delle regioni più settentrionali sono migratrici mentre quelle dell’Europa meridionale e del Bacino del Mediterraneo sono stanziali. Nidifica in primavera scavando strette gallerie su substrati friabili, come le alte sponde di corsi d’acqua, terminanti in una piccola camera di incubazione delle uova. Lo scavo viene effettuato da entrambi i sessi, a forti colpi di becco, la coppia poi si avvicenda sia nella cova che nella cura ed alimentazione dei piccoli.

In Italia è ancora una specie piuttosto comune che predilige fiumi e torrenti con buone qualità delle acque e ricca vegetazione rivierasca ma è stato osservato anche in ambiti superantropizzati come il Tevere nel cuore di Roma e l’Arno nel centro storico di Firenze.

In Umbria è considerata specie stanziale e relativamente frequente nel Bacino del Lago Trasimeno, lungo il Fiume Tevere ed i suoi invasi artificiali come i laghi di Corbara e di Alviano.  


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