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Popoli e paesaggi d’Abruzzo

Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DI CHIETI-PESCARA

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Il percorso espositivo permette di ripercorrere le principali tappe attraverso le quali l’uomo si è insediato e sviluppato nel territorio regionale, rendendo visitabili le tracce biologiche e culturali della sua presenza. L’Abruzzo, infatti,  per le sue caratteristiche morfologiche ha ospitato l’uomo a partire dal Paleolitico inferiore. Durante questo lungo arco di tempo, l’uomo è stato non solo spettatore di cambiamenti climatici e di ambiente, che, senza dubbio, hanno condizionato la sua lotta per l’esistenza, ma anche responsabile della trasformazione e della “costruzione” del paesaggio, attraverso le sue stesse azioni.  

Il nostro racconto si snoda attraverso cinque momenti significativi della storia, ognuno dei quali caratterizzato da specifici e significativi materiali e da un assetto paleobiologico peculiare delle singole popolazioni, inserite ciascuna in un contesto paesaggistico, socio-culturale e storico ben caratterizzato e conosciuto attraverso la documentazione archeologica ed antropologica.

Nel segno dell’industria litica: prime tracce della presenza umana

Piccoli oggetti litici abbandonati, piogge torrenziali e fiumi: questi gli indizi a disposizione per seguire le tracce della presenza dei nostri antenati. Studiosi ed appassionati di preistoria hanno individuato gli antichi insediamenti nella nostra regione, realizzando una vera  e propria mappa dei luoghi preferiti dall’uomo: terrazzamenti fluviali, in prossimità dei fiumi Foro ed Alento, ma anche la Valle Giumentina, Passo Lanciano e Campo Imperatore. Un tesoretto di circa 1400 oggetti, prevalentemente in selce, costituisce al momento il maggior nucleo di strumenti preistorici provenienti dal nostro territorio. La datazione è molto variabile, infatti, accanto ad alcuni manufatti antichissimi, conformi alla cultura dell’Acheuleano arcaico (circa 500.000 anni fa) troviamo anche numerosi manufatti risalenti alle culture del Clactoniano e Proto-Levalloisiano (350.000 anni fa).

Il tesoro del Lago: c’era una volta l’uomo … I Cro-magnoniani del Fucino

Il nostro territorio dispone di una delle rare popolazioni di uomini fossili note in Italia quale rappresentante dell'antica etnia chiamata “cro-magnoniani"; si tratta di 5 individui di varie età e di ambo i sessi, trovati durante gli anni '60 in alcune grotte litoranee dell'antico lago del Fucino. Questo campione di popolazione è datato a circa 14.500 anni da oggi ed è perfettamente documentato dal punto di vista antropologico. Questa prima sezione, oltre a contenere i fossili originali, espone anche le modalità di vita della comunità di cro-magnoniani del Fucino ed il loro rapporto con il paesaggio: le popolazioni abruzzesi preistoriche prediligevano un ambiente lacustre che offriva non solo una grande quantità di cibo da cacciare per la loro sopravvivenza, ma anche una serie di ripari naturali dove stanziare (Grotta Maritza, La Punta ed Ortucchio).

Il guerriero di Opi 

Il popolamento autoctono in Abruzzo, nelle varie fasi pre-romane era caratterizzato dalla grande bio-diversità umana. Le zone interne della regione, caratterizzate da una grande stabilità biologica, con gruppi umani geneticamente chiusi, sono illustrate attraverso le popolazioni di Opi Val Fondillo, di Bazzano e di Fossa. Queste comunità, molto diverse per stili di vita e per contesto ambientale, sono perfettamente conosciute dal punto di vista paleobiologico: per lo più agricole, vivevano in una zona montana con posizione strategica, e che offriva anche ampie zone pianeggianti utilizzate per la coltivazione. Le necropoli di Opi e Bazzano hanno modificato, anche se in maniera non drastica, il paesaggio circostante con la costruzione di tombe attraverso la messa in posto di grandi blocchi di pietra a formare delle strutture circolari all’interno delle quali venivano seppelliti individui senza distinzione di sesso ed età, ma probabilmente appartenenti allo stesso nucleo famigliare.

La romanizzazione: cava di pietra a Sulmona

Il contatto delle comunità locali, prevalentemente isolate, con le popolazioni romane, non fu di tipo genetico, ma prevalentemente culturale. Ciononostante lo stile di vita di alcune comunità cambiò in modo radicale e si hanno evidenze di luoghi nei quali le popolazioni locali, soggiogate dopo le guerre sannitiche, subirono gli effetti della romanizzazione anche a livello biologico. L'esempio più eclatante è quello della popolazione di Sulmona Fonte d'Amore, della quale sono esposti tutti i dati ed una selezione di reperti ossei significativi. Sulmona, area fertile ai piedi del Monte Majella e Morrone, presso cui si trovava una cava di argilla sfruttata per la produzione di materiale edilizio e non solo.

Il medioevo

Altre testimonianze archeologiche successive testimoniano lo stile di vita diffuso presso le popolazioni urbane o in contesti antropizzati (Teramo in collina, L’Aquila, Casentino, Borrello in montagna) sorte in posizioni militari e ambientali strategiche, come voleva la topografia medievale.


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