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Antonio Scarpa - Luoghi di visita

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Teatro Anatomico di Modena

Storia

I Musei Anatomici dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia sono stati realizzati a partire dalla seconda metà del Settecento e sono costituiti da più musei.

Come abbiamo visto Michele Rosa si fa interprete delle difficoltà incontrate da Scarpa nel tenere le lezioni di Anatomia presso la saletta al pian terreno del Grande Spedale. Il 30 dicembre 1772, egli propone di realizzare il Teatro Anatomico nel Palazzo del Rettorato. All’inizio del febbraio 1773, il duca Francesco III, che aveva previsto nella riforma dell’Università la costruzione di un nuovo Teatro, risponde che non trova adatta tale proposta in considerazione degli spazi angusti e che ritiene più idoneo che lo stesso venga progettato nel grande Spedale.

Nel 1773, la Congregazione dell’Opera Pia, dopo aver effettuato un sopralluogo nel recinto dell’Ospedale di Sant’Agostino, conferma l’opportunità della scelta di quel luogo per la costruzione di un teatro anatomico che, in accordo con il professor Scarpa, sarebbe stato costruito dove si trovava la chiesa di San Nicolò.

Scarpa viene incaricato dal presidente dell’Opera Pia Generale dei Poveri, Ippolito Bagnesi, di occuparsi del progetto della struttura interna del Teatro Anatomico. Ne furono realizzati tre:

- Decide così di farsi spedire dal professore di istituzioni chirurgiche dell’Università di Padova, il modenese Girolamo Vandelli, il progetto che, in quella università, era stato realizzato da Fabrizio Acquapendente (costato 364 lire).

- Il secondo realizzato dall’ingegnere Lodovico Bolognini, costato 360 lire.

- Il terzo di disegno di Lorenzo Toschi, costato 135 lire.

La scelta ricadde sul terzo modello, ovvero il meno costoso. La cappella di San Nicolò, venne demolita e ricostruita nello spazio adiacente: essa fungeva da “deposito universale non solo dei morti degli spedali civico e militare ma di tutta la città”. Il nuovo fabbricato del teatro anatomico consisteva in “una sala del teatro anatomico” cui erano annessi i laboratori, vale a dire “due camere una per parte della sala e camerino, e quattro camere e ingresso verso il portico” antistante a volta, con nove arcate, quattro delle quali risultano attualmente chiuse. Nell’ingresso o atrio, al di sopra delle cinque porte che si affacciano su di esso, una di accesso principale al teatro e due di accesso secondario, due di accesso alle camere laterali, erano stati collocati cinque busti di illustri docenti di medicina presso l’Università di Modena, realizzati dallo scultore pesarese Sebastiano Pantanelli. Quattro busti mantengono ancora la collocazione originaria. L’ingresso principale al teatro anatomico era all’interno dell’isolato dell’Ospedale Sant’Agostino: un secondo accesso era verso l’allora Piazza d’Armi (attuale Piazza Novi Sad).

Il Teatro anatomico fu inaugurato ufficialmente il 23 gennaio 1775 con una apprezzatissima lezione in latino dello stesso Scarpa, anche se i lavori non erano ancora terminati.

Mancava, infatti, il selciato del teatro che fu completato il 10 aprile 1775. Si trattava di un vero e proprio anfiteatro completo, ad ellissi allungata perpendicolarmente all’atrio, ma tuttavia meno alto e meno stretto di quello realizzato a Padova su progetto dell’Acquapendente e con gradinate più larghe e fornite, almeno in parte, di panche: poteva contenere quattrocento persone.

A partire dal 1817, il duca Francesco IV decise di ampliare gli spazi destinati all’insegnamento delle discipline mediche e di arricchire di ulteriori strumentazioni chirurgiche.

Dispose che fosse innalzato un nuova piano sopra il Teatro Anatomico e le sale annesse, nel quale potesse essere realizzato un Museo Anatomico, per dare un’adeguata sistemazione alle preparazioni di anatomia che andavano incrementandosi. I lavori di costruzione, conclusi l’anno seguente, determinarono però una riduzione del Teatro stesso sul lato settentrionale prospiciente il porticato.

La collezione ostetrica, iniziata da Scarpa per le sue lezioni, aveva avuto un significativo incremento subito dopo la Restaurazione. Tra il 1880 e il 1882, il Museo Ostetrico fu risistemato dall’allora direttore dell’Istituto, il prof. Alessandro Cuzzi. L’istituto era ubicato nell’edificio annesso all’Ospedale Sant’Agostino, che corrispondeva all’ex Casa di Dio con la facciata prospiciente l’attuale via Ramazzini.

Attualmente la collezione di terrecotte ostetriche realizzata da Manfredini è esposta in una sala attigua al Museo Anatomico ottocentesco.

La cattedra di Anatomia fu affidata al professor Paolo Gaddi che aveva collaborato con lui in qualità di incisore e che ristrutturò i locali della scuola e del Museo Anatomico riunendo in un solo edificio “un comodo laboratorio ed un magnifico teatro, ed una stupenda sala di esercizi, ed un ricco museo”.

Nel 1853, come si legge nella seconda parte dell’iscrizione collocata sopra l’ingresso principale del Museo Anatomico, grazie al sostegno dell’arciduca Francesco V d’Austria Este. Il Museo Anatomico fu “riaperto al pubblico ricorrendo la Triennale esposizione delle belle arti”.

http://www.museianatomici.unimore.it/site/home/i-musei-anatomici/collezioni/museo-anatomico.html

 

Museo di Anatomia di Pavia

Storia e Collezioni

Il Museo, costituito alla fine del Settecento dagli anatomisti dell’Ateneo pavese e legato all’attività di scienziati quali Giacomo Rezia, Antonio Scarpa, Bartolomeo Panizza, Giovanni Zoja, costituisce un raro
esempio di “cristallizzazione” di un museo scientifico ottocentesco. Vi si conservano preparati prevalentemente naturali, articolati in diverse sezioni: Osteologia, Angiologia, Embriologia, Splancnologia, Estesiologia, Neurologia e Anatomia topografica.

Le comuni origini legano queste collezioni alla sezione di Medicina del Museo per la Storia dell’Università.

http://ppp.unipv.it/Museo/museo.htm

I video fanno parte del progetto per il corso di Comunicazione Digitale e Multimediale B, CdL in Comunicazione Interculturale e Multimediale, Università degli Studi di Pavia.         

 https://www.youtube.com/channel/UCwu3OSAq1zzg6OQWVOc5iOg

 https://www.youtube.com/watch?v=_bXWAixelFM

 

Aula Scarpa

Nel 1785 Leopoldo Pollack venne chiamato come sostituto di Piermarini per la realizzazione del nuovo Teatro Anatomico, che venne portato a compimento dopo aver preso contatto con il professore di anatomia Antonio Scarpa per conoscere le esigenze legate alla moderna impostazione dell'insegnamento e della ricerca. La realizzazione del progetto fu tempestiva e nel 1786 i lavori volgevano al termine.

L'aula semicircolare è da mettere in relazione ai modelli dei teatri antichi e all'esempio della realizzazione palladiana del Teatro Olimpico di Vicenza. Sul lato corto si aprono tre grandi finestre a tutto sesto, alle quali se ne aggiungono altre due, una per ogni parte, all'innesto del lato curvo; tra una finestra e l'altra sono dipinte delle urne cinerarie con geni alati di tipo funerario. Il motivo ad arco incominciato dalle finestre è moltiplicato dalle nicchie che si susseguono lungo tutto il lato curvo e contengono i busti marmorei di Scarpa, Panizza, Zoya, Sala, Pensa, Brambilla, Frank e Porta. La cavea, interamente realizzata in legno, è completata da balaustre a pilastrini; banchi e cattedra costituiscono due zone del tutto isolate con accessi separati. L'aula ebbe in un primo tempo il soffitto a cassettoni previsto da Pollack, come risulta anche dalle incisioni di Pietro Gilardoni del 1795, mentre l'attuale volta e la lanterna sono dovute al rifacimento del Marchesi, negli anni successivi alla restaurazione austriaca. Il soffitto ad ombrello innesta con naturalezza ogni spicchio sull'arco delle nicchie ed è dipinto da seguaci di Appiani con candelabre a grottesche pompeiane alternate a figure alate che reggono i ferri del chirurgo.

La decorazione ad affresco subì un primo restauro nel 1873 ad opera dei pittore pavese Carlo Sara, su incarico del rettore Francesco Cattaneo e un successivo restauro nel 1952. Il prospetto esterno è di grande rigore formale: il muro a bugnato è interrotto dalle tre finestre ad arco rette da piccole mensole; nel timpano, un oculo contiene un vaso cinerario. L'argomento fondamentale di un'aula di anatomia, cioè la morte, è chiaramente espresso dai cippi e dai vasi funerari, perché come il periodo neoclassico esigeva, la funzione di un luogo doveva essere manifestata anche dalla decorazione. L'aula venne in seguito dedicata ad Antonio Scarpa che si era proposto di fare della scuola anatomica pavese 'la prima in Europa'. Scarpa aveva aiutato Pollack con richieste e consigli durante la progettazione dell'aula e l'aveva lui stesso inaugurata il 31 ottobre 1785 con un solenne discorso

http://ppp.unipv.it/Museo/Pagine/Medicina/Medicina.htm


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