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Clemente Susini - Luoghi di visita

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Collezione delle Cere Anatomiche all’Università di Cagliari

Storia

I modelli furono acquistati dal viceré Carlo Felice (1765- 1831), fratello cadetto del re Carlo Emanuele IV (1751- 1819), durante la sua reggenza (1799-1806) in Sardegna dove è ancora oggi ricordato come principe illuminato, fatto abbastanza curioso considerato che a Torino, invece, era soprannominato Carlo Feroce (Scaraffia, 1987) per la durezza con cui aveva represso i moti liberali del 1821 (Sotgiu, 1984). Carlo Felice non solo concesse al giovane anatomista Francesco Antonio Boi (1767-1860) di soggiornare presso le più importanti scuole anatomiche dell’epoca, ma anche finanziò il suo prolungato soggiorno a Firenze e l’acquisto dei modelli in cera dall’artista fiorentino Clemente Susini (1754-1814).

Francesco Antonio Boi nacque ad Olzai, ridente paese della Sardegna centrale, da una famiglia di contadini. Dimostrando sin da ragazzo una vivace intelligenza fu avviato, secondo gli usi dell’epoca, agli studi religiosi, ma all’età di 18 anni lasciò la vita ecclesiastica e si recò a Cagliari dove intraprese gli studi medici sino alla laurea, ottenuta nel 1795. Il Boi si conquistò ben presto un’ottima reputazione tanto che nel 1799 (Sorgia, 1986) fu chiamato a ricoprire la cattedra di anatomia umana istituita sin dal 1764, ma fino ad allora affidata a professori di altre discipline. Ebbe una carriera accademica e professionale di grande successo (Dodero, 1999) e, nel 1818, fu nominato dal re “Protomedico del Regno di Sardegna”, titolo attualmente paragonabile a quello di Ministro della Sanità. Morì a Cagliari nel 1860.

Per il loro contributo alla realizzazione del museo meritano qui di essere ricordati: il prof. Luigi Castaldi (1890-1945) ed il prof. Luigi Cattaneo (1925-1992), che furono entrambi cattedratici di anatomia umana presso la facoltà medica dell’Università di Cagliari.

Luigi Castaldi, nato a Pistoia, ricoprì dal 1926 al 1943 la cattedra di anatomia a Cagliari dove fu il primo a studiare e a far conoscere la collezione di cere, sino ad allora praticamente sconosciuta, scrivendo un saggio fondamentale sul Boi e sulla ceroplastica fiorentina che fu pubblicato (Castaldi, 1947) dopo la sua morte avvenuta nel 1945.

Luigi Cattaneo, nato a Cura Carpignano (Pavia), fu chiamato nel 1963 a ricoprire la cattedra di anatomia di Cagliari dove rimase sino al suo trasferimento, nel 1966, all’Università di Bologna. Quando arrivò a Cagliari, egli poté constatare che, mentre i modelli in cera si erano mantenuti in buone condizioni nonostante le traversie subite durante la seconda guerra mondiale, le vetrine originali, incorniciate di noce, apparivano danneggiate. Il Cattaneo diede un grande impulso all’istituto anatomico cagliaritano, facendo assumere come assistenti tre giovani laureati in medicina: Alessandro Ruggeri, Alessandro Riva e Renato Scandroglio. Egli si occupò, con l’aiuto del tecnico Zelio Porru, del restauro delle bacheche e della ripulitura delle cere che vennero separate da altri modelli di qualità inferiore. Insieme all’amico Bruno Zanobio, allora docente di storia della medicina all’Università di Pavia, studiò la collezione e pubblicò il primo catalogo illustrato (Cattaneo, 1970). Dopo la sua morte, è stata pubblicata (Cattaneo e Riva, 1993) la seconda edizione del catalogo corredato di un testo in inglese e perfezionato nella fotografia, mentre un articolo sulla collezione cagliaritana.

Ma ritorniamo al Boi. Nel 1801, come già detto, egli ottenne da Carlo Felice il supporto finanziario per andare in congedo sabbatico nella penisola italiana al fine di approfondire la sua conoscenza anatomica. Si recò innanzitutto a Pavia, la cui cattedra di anatomia era allora tenuta da Antonio Scarpa (1752-1832), il più famoso anatomico italiano dell’epoca, poi si spostò a Pisa e a Firenze dove, malgrado non ci fosse una università, gli studi anatomici fiorivano presso l’arcispedale di Santa Maria Nova sotto la guida di Paolo Mascagni (1755-1815), il grande anatomico amico di Felice Fontana (1730-1805), fondatore e direttore del Museo delle Cere “La Specola”. Al suo arrivo a Firenze, il Boi cominciò a frequentare la scuola del Mascagni dove restò per 4 anni, sino al 1805; è al suo soggiorno a Firenze che noi dobbiamo la collezione di Cagliari. Infatti, per espresso ordine di Carlo Felice, il Boi commissionò i modelli a Clemente Susini, attendendo personalmente, secondo quanto riferito da Pietro Meloni Satta (1892), alle dissezioni che successivamente venivano dall’artista riprodotte in cera. Le cere costarono L. 14.800 (Cara, 1872), una somma ingente per quell’epoca se si pensa che il Susini, quale modellatore capo del Museo “La Specola”, guadagnava appena 1440 lire all’anno (Castaldi, 1947).

I modelli del Susini, giunti a Cagliari nel 1806, fecero parte delle collezioni del Museo di Antichità e Storia Naturale, fondato da Carlo Felice, poi divenuto Museo d’antichità della Regia università degli studi di Cagliari, che fu ospitato nel piano terra di Palazzo Belgrano fino al 1857 (Sorgia, 1986; Bullita, 2005). In quell’anno il nucleo principale del museo fu trasferito ad altra sede, mentre le cere vennero affidate all’università e inventariate tra i beni dell’istituto di anatomia umana dove furono verosimilmente utilizzate come materiale didattico. Nel 1923 i modelli vennero trasportati nel nuovo istituto anatomico sito in via Porcell, dove rimasero fino al 1991. Durante gli anni della guerra furono nascoste da Carlo Maxia, successore di Castaldi, al fine di evitare che venissero rubate o danneggiate. Nel 1963 Luigi Cattaneo ottenne dal Rettore pro tempore Giuseppe Peretti il permesso di separarle dagli altri reperti anatomici e di esporle in una stanza apposita dell’istituto di anatomia. Nel 1978 le cere anatomiche di Cagliari furono oggetto della relazione inaugurale al 35° Congresso Nazionale della Società Italiana di Anatomia. Nel 1991 Alessandro Riva, nel frattempo nominato responsabile della collezione, trasferì le cere, grazie al Rettore pro tempore Duilio Casula, nella sala pentagonale della Cittadella dei Musei di piazza Arsenale dove sono tuttora in esposizione permanente. Da tale data il prof. Riva ha avuto, ed ha tuttora, come abile e fidato collaboratore nella gestione del museo e nella manutenzione della collezione, il signor Mario Sorrentino.

L’anno seguente il museo è entrato a far parte del CIMAS (Centro Interdipartimentale per i Musei e l’Archivio Storico) e lo stesso anno, per delega rettorale, Alessandro Riva è stato confermato, quale responsabile del museo, dal Rettore Pasquale Mistretta. Nel 1998, grazie all’intervento del Rettore Mistretta e colla collaborazione del prof. ingegner Giancarlo Deplano, si è provveduto alla sistemazione della sala che è stata arredata anche con due ritratti, di Carlo Felice e di Clemente Susini, commissionati dal prof. Riva al pittore cagliaritano Gigi Camedda, per il tramite di Luigi Zuddas. Tali quadri sono stati ricavati, rispettivamente, da un ritratto ufficiale del viceré e da una terracotta del Tortori (Poggesi, 1999). Essi sono affiancati ad un ritratto ottocentesco che raffigura il Boi, vestito di nero e con la croce dell’Ordine Mauriziano (una delle più ambite onorificenze del Regno Sardo), mentre mostra con l’indice della mano sinistra uno scaffale contenente alcuni volumi. Sul dorso di essi si leggono, impressi in oro, i nomi degli autori e i titoli delle seguenti opere: Marie François Xavier Bichat (1771-1802): Anatomie Generale; Felix Vicq D’Azyr (1748-1794): Tabulae Anatomicae; Peter Johann Frank (1745-1821): Epitome de Curandis Morbis; Paolo Mascagni (1755-1815): Vasorum Absorbentium Historia; Anthelme Balthasar Richerand (1779-1840): Physiologie; Samuel Thomas Sommerring (1755-1830): De Corporis Humani Fabrica. Secondo Castaldi (1947) erano questi i testi da lui preferiti.

Nel 2000 è stato istituito un servizio di biglietteria e, due anni dopo, il dottor Enrico Salis ha prodotto nuove didascalie in quattro lingue che sono state apposte alle bacheche. Va ricordato infine che il museo è sede di attività editoriale, sia cartacea che informatica, realizzata col supporto del tecnico fotografo signor Alessandro Cadau, dei dottori Ignazio Lai e Felice Loffredo, del direttore della Biblioteca Centrale dell’area biomedica signor Beniamino Orrù e del grafico signor Attilio Baghino. Quest’ultimo ha curato il sito web: http://medicina.unica.it/cere/, un catalogo breve nelle lingue italiana, inglese e due cd-rom in italiano e inglese. Nel 1999 il catalogo è stato tradotto in giapponese dal dottor Akihisa Segawa (1953-2003) dell’Università Kitasato.

Nell’ultimo decennio, alcune cere cagliaritane sono state, su richiesta, esposte in sedi museali di grande prestigio, quali la Villette di Parigi (1990), il National Science Museum di Tokyo (1999), la Hayward Gallery di Londra (2000), la Triennale di Milano (2002), la Libreria Marciana di Venezia (2004).

http://pacs.unica.it/cere/?page_id=91

 

Museo di storia naturale sezione di zoologia La Specola di Firenze

Collezione di Ceroplastica

Le collezioni di ceroplastica del Museo di Storia Naturale sono famose in tutto il mondo per l’eccezionale qualità di esecuzione e per la straordinario realismo che le caratterizza.

I maestri ceroplasti, veri e propri artisti, riuscirono a lavorare la cera con formidabile perizia giungendo a riprodurre figure intere e parti anatomiche con una dovizia di particolari che ancora oggi lascia meravigliati.

Personaggi come Gaetano Giulio Zumbo, Clemente Susini, Francesco Calenzuoli, Giuseppe Ricci, Luigi Calamai, Egisto Tortori produssero – tra la fine del ‘600 e la  metà dell’800 – una rilevante quantità di opere ceroplastiche dedicate all’anatomia, all’anatomia patologica e all’anatomia comparata.

Le opere ceroplastiche della scuola fiorentina furono così apprezzate da essere richieste anche da altri musei italiani ed europei: le opere si irradiarono così a Cagliari, Bologna, Pisa, Pavia, Modena, Montpellier, Budapest, Leida e Vienna.

In particolare in quest’ultima città si trova la collezione più importante – dopo quella fiorentina – che fu commissionata dall’Imperatore d’Austria Giuseppe II, fratello del Granduca Pietro Leopoldo, per la scuola Medica Militare dello Josephinum.

http://www.msn.unifi.it/collezioni/ceroplastica-


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