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Evangelista Gennaro Gorga - Luoghi di visita

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Luoghi di visita

Collezione archeologica «Evan Gorga»

L’impossibilità di trovare una sede unica per sistemare una raccolta così vasta ed eterogenea, portò alla costituzione di commissioni incaricate di selezionare tra i materiali “nuclei” da proporre “per l’esposizione nelle raccolte statali” e “preparare, col materiale rimanente, campionari tipologici” da destinare “ad Istituti dipendenti, a scopi didattici, o anche da utilizzare per scambi con Istituti stranieri.”

Dal momento che le raccolte vascolari della sezione archeologica costituivano "un campionario pressoché completo per forme e per stili della ceramica italica, dall'italo-geometrica alla ceramica romana", furono istituite varie collezioni affidate, a partire dal 1953, a scopo didattico a diversi Istituti universitari, quali quelli di Archeologia delle Università di Padova, Milano, Genova, Pisa e Cagliari. È così che una di esse giunse in città nel gennaio del 1955.

La raccolta cagliaritana comprende numerose classi ceramiche che esemplificano buona parte delle produzioni dell’Italia antica a partire dalla metà del III millennio a.C. fino ad arrivare alla fine del II secolo d.C. Le attestazioni di ambiente miceneo e attico sono limitate a soli tre pezzi, sono compresi, inoltre, un certo numero di falsi, come spesso accade in questo tipo di raccolte.

Dai registri di inventario dell'ex Istituto di Archeologia risulta che i vasi della Collezione Gorga destinati all'Università di Cagliari giunsero a destinazione il 15 Gennaio 1955. Dopo una prima esposizione nei locali della vecchia sede della Facoltà di Lettere fino agli anni ’60 dove i vasi rimasero chiusi in casse di legno per un lungo periodo, furono "riportati alla luce" nel 1986 per essere studiati e successivamente esposti, nel 1990, nell'attuale allestimento, nei corridoi della sezione di Archeologia e Storia dell'Arte del Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio, presso la Cittadella dei Musei in quattro vetrine progettate appositamente per loro.

 

All’apertura delle casse si constatarono alcune incongruenze rispetto all’inventario redatto nel 1955; compilato, probabilmente, solo sulla base delle schede che corredava la Collezione al loro arrivo a Cagliari.

I vasi, infatti, erano 147 invece di 156.

Dopo un primo momento di stupore, si capì che l’errore doveva dipendere dal fatto che le schede ministeriali, a loro volta, dovevano essere state compilate senza una visione diretta dei pezzi, infatti … 

...il piatto da pesce apulo a figure rosse, che non risulta nelle schede, nelle foto e nell'inventario, doveva essere stato inserito per errore nella raccolta destinata a Cagliari al posto di altri esemplari (Fig. 11).

...la lekythos attica a figure rosse della fine V – inizi IV secolo a.C., invece, era stata fotografata due volte con la conseguente attribuzione di due numeri di inventario e redazione di due schede in cui viene definita in un caso oinochoe del IV secolo a.C. e nell’altro lekythos del III sec. a.C.! (Fig. 12)

...il piatto che ha sul fondo esterno il bollo "Wedgwood  4" - chiaro riferimento alla manifattura inglese che a partire dal 1759 iniziò a imitare il basalto egiziano (Basaltic Egyptian) - fu scambiato per una produzione di ceramica a vernice nera del III secolo a.C.

Curioso il fatto che il compilatore della scheda abbia descritto anche il colore del corpo ceramico definendolo “rosa” mentre in realtà è nero (Fig. 13).  

…l’oinochoe in “bucchero pesante del VII-VI a.C.” è un falso (Fig. 14).

   

 

... grazie all’intervento di restauro si è potuto stabilire che il beccuccio (Fig. 15) aggiunto alla lekythos a vernice nera (Fig. 16), non gli appartiene ed è riconducibile alle produzioni di ceramica apula a figure rosse del tipo della lekythos figurata con volto femminile (Fig. 17).

Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma

http://www.museostrumentimusicali.it/ilmuseo.asp

 

Museo di Scienze archeologiche e d'Arte, Padova

http://www.unipd.it/musei/archeologia/storia.html


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