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Michelangelo Merlin - Luoghi di visita

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Dipartimento Interateneo di Fisica dell'Università Aldo Moro e del Politecnico di Bari

La Fisica a Bari: le origini e l'Istituto di Fisica della Facoltà di Medicina e Chirurgia

Le origini dell’attività didattica e di ricerca in fisica a Bari coincidono con la nascita della stessa Università nel 1924. L’Università di Bari nacque con una sola Facoltà, quella di Medicina e Chirurgia (con annessa scuola di Farmacia) nel cui piano di studi era compresa la Fisica Sperimentale come insegnamento fondamentale. Perciò si dette vita anche ad un Istituto di Fisica della Facoltà di Medicina e Chirurgia.

Tra I primi Direttori vi furono anche due fisici di fama mondiale: Giovanni Polvani (1892-1970) e Domenico Pacini (1878-1934). Polvani giunse a Bari alla fine del 1926 come vincitore di Cattedra, per rimanervi solo un anno; fu poi uno degli artefici della riorganizzazione della ricerca italiana dopo la seconda guerra mondiale.

Pacini, pioniere dello studio dei raggi cosmici, fu chiamato a Bari nel 1927-28 come professore di ruolo di Fisica Sperimentale dopo la partenza di Polvani e si occupò dell’organizzazione dell’Istituto di Fisica; rimase a Bari sette anni fino alla morte avvenuta a soli 56 anni.

Negli anni in cui nasceva l'Istituto di fisica, si cominciava anche a dotare lo stesso Istituto di strumenti didattici usati a quei tempi per esperienze dimostrative nei vari settori della Fisica. Attualmente la Collezione degli strumenti d'epoca di Fisica dell'Università di Bari è costituita da 3 collezioni distinte e gli strumenti più antichi appartengono, quindi, alla Collezione di strumenti dell'Istituto di Fisica Sperimentale, la cui storia si può ricostruire attaverso un unico inventario che comincia il 31 Ottobre 1928. Pur mancando la data d'acquisizione della maggior parte degli strumenti, è ragionevole che questa sia antecedente all’inizio dell’inventariazione. La Collezione consta di 184 pezzi, la cui data di costruzione risale agli inizi del ‘900 e che provengono quasi tutti dalle Officine Galileo di Firenze, e spesso sono copie fedeli degli originali.

   

La Fisica a Bari: la Facoltà di Scienze e il suo Istituto di Fisica

La nascita dell’Istituto di Fisica della Facoltà di Scienze è strettamente collegata alla nascita della stessa Facoltà, la cui gestazione durò dal 1944 al 1948 e fu alquanto travagliata. La vicenda è un esempio di tenacia e ferma volontà dell’Università di Bari e degli Enti territoriali pugliesi. La Facoltà fu istituita formalmente nel gennaio del 1948, sebbene i corsi furono attivati fin dal 1944 e la nascita ufficiale dell’Istituto di Fisica avvenne il 24 luglio 1948. Gli inizi non furono facili, sia per la mancanza di una tradizione di Fisica, sia per le difficoltà negli anni del dopoguerra.

Tuttavia, per la Fisica teorica si poté far ricorso dal 1944 al 1947 al giovane ma già brillante Gianpietro Puppi (1917-2006), che doveva poi diventare un eminente fisico delle particelle elementari.

Per l’anno 1946-47 l’Università di Bari ebbe l’onore di annoverare fra i suoi docenti di Fisica Gilberto Bernardini (1906-1995), che in seguito fu uno degli artefici, insieme con Edoardo Amaldi e Giovanni Polvani, della ricostruzione della Fisica italiana dopo la guerra.

Una certa stabilità ed un primo sviluppo dell’Istituto di Fisica si ebbero con i professori Lamberto Allegretti e Mariano Santangelo (1908-1970). Allegretti fu nel 1946-47 il primo Direttore “di fatto” di un Istituto ancora ufficialmente inesistente. Si adoperò per una parvenza di sistemazione dello stesso Istituto, che trovò nel 1948 in alcuni locali dello scantinato del Palazzo di Economia e Commercio di Corso della Vittoria già adibito a carcere militare durante l’occupazione alleata.

Ad Allegretti si devono le prime dotazioni strumentali dell’Istituto, tra le quali gli apparati a scopo didattico che nella attuale Collezione degli strumenti d’epoca di Fisica, costituiscono quella più recente, la Collezione dell'Istituto di Fisica in cui sono presenti per la maggior parte strumenti della ditta tedesca della Leybold.

Ad Allegretti successe, nell’insegnamento e nell’incarico di direzione, Mariano Santangelo. Nei tre anni di permanenza a Bari egli continuò l’opera del suo predecessore, facendo sistemare via via i locali dello scantinato e accrescendo la dotazione strumentale dell’Istituto; in particolare, vi attrezzò una piccola Officina meccanica con un tornio, un trapano a colonna e altra strumentazione.

Pur avendo entrambi una buona formazione ed una discreta attività scientifica alle spalle, né Allegretti né Santangelo riuscirono ad impiantare a Bari un minimo di attività di ricerca e la produzione scientifica di quegli anni continuò a fare riferimento agli Istituti di provenienza.

Dopo la partenza di Santangelo, nel 1951 cominciarono vani tentativi per ricoprire l’insegnamento della Fisica con un professore di ruolo stabile, tentativi che si conclusero solo con l’arrivo di Michelangelo Merlin.

Merlin a Bari: il nuovo Istituto di Fisica e il suo sviluppo

Il successo dell’esperimento G-Stack aveva dato a Merlin grande visibilità in ambito accademico e nel dicembre del 1957 vinse il concorso a cattedra di Fisica sperimentale, bandito proprio dall’Università di Bari. Giunto a Bari nel 1958 Merlin si rese conto della difficile situazione della Fisica a Bari, che egli stesso sintetizzò in un manoscritto in cui riportò le annotazioni sulla nascita e sui primi passi del nuovo Istituto e che consegnò, poco tempo prima della sua morte, al prof. Bruno Ghidini, allievo di Merlin negli anni '60.

Dopo qualche settimana di "assestamento" mi resi conto della difficile,
meglio anomala situazione della Fisica a Bari; che così sintetizzo:
A) non esisteva un istituto, B) non esisteva un personale docente qualificato
C) non esistevano studenti del corso di laurea in Fisica.

(da un dattiloscritto di Merlin)                              

Merlin, quindi si mise subito all’opera, promuovendo la progettazione di una nuova sede dell’Istituto, che fu inaugurata il 6 novembre 1963.

Appena avviata la progettazione dell’edificio, Merlin cominciò subito a pensare anche allo sviluppo del nuovo Istituto, a come “riempirlo” di studenti, di docenti-ricercatori e di personale tecnico, svolgendo il ruolo di promotore ed organizzatore di un tale insieme.

Adottò, quindi, la strategia di realizzare un “vivaio” di giovani capaci e volenterosi e poi di praticare un’oculata e continuativa “campagna acquisti” di maestri che aiutassero i giovani esprimere al meglio le proprie potenzialità.

Ben consapevole che non si può avere una ricerca sperimentale valida e ad alto livello senza un adeguato supporto tecnico, sia strumentale sia umano, Merlin dotò l’Istituto di un’Officina meccanica, di un calcolatore elettronico IBM 1620, uno dei primi a transistor, e promosse la formazione di personale tecnico specializzato non più soltanto di tipo meccanico, ma anche elettronico e informatico.

All’atto dell’inaugurazione dell’Istituto, tutte le linee di ricerca che egli aveva promosso erano presenti e vitali e inserite in contesti nazionali ed internazionali, con il contributo anche dei primi allievi nei diversi gruppi di ricerca.

Nella nuova sede furono trasferiti gli strumenti e gli apparecchi che oggi, grazie a un'opera di recupero intrapresa a metà degli anni '90, costituiscono la Collezione degli strumenti d'epoca di Fisica, testimonianza sia della storia dell' Università di Bari sia dell'opera lungimirante di Michelangelo Merlin.

Michelangelo Merlin è considerato a giusto titolo il “padre” della fisica barese. Quando nel 1958 giunse all'Università di Bari, dove rimase fino all’inizio degli anni ‘70, grazie alle sue capacità umane, scientifiche e organizzative riuscì a qualificare la fisica barese e fu promotore della progettazione della nuova sede dell'Istituto di Fisica, divenuto poi Dipartimento di Fisica e che dal 2004 è a lui intitolato.

  


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