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Il patrimonio geo-paleontologico pugliese: storia di un territorio

Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DI BARI

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Le testimonianze degli ambienti del passato per comprendere i processi naturali del presente.  La lunga storia geologica della Puglia si inserisce nel complesso delle trasformazioni globali a partire dal Paleozoico superiore, intervallo di tempo cui appartengono le rocce più antiche riconosciute in affioramento e nel sottosuolo. La peculiare storia evolutiva di questa regione trova un'ampia documentazione nelle collezioni del Museo del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali di Bari. I  campioni di roccia selezionati per costruire questo percorso sono la testimonianza di sedimenti che, accumulatisi  nel passato, oggi formano le terre emerse che conosciamo con il nome di Puglia. Tali campioni, a partire dal Cretaceo, rappresentano in ordine cronologico, dal più antico al più recente, ambienti molto diversi da quelli attuali, per fauna, flora e condizioni climatiche, fino ad ambienti ancora oggi attivi, ma limitati ad aree molto circoscritte.

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 La placca apula

La Puglia è ciò che resta, in affioramento, di una porzione della superficie terrestre nota come Placca Apula, un tempo facente parte della Placca Africana, e corrispondente all’attuale regione mediterranea centrale. La Placca Apula era caratterizzata dalla presenza di piattaforme carbonatiche, separate da bacini marini profondi, i cui resti si riconoscono nei grandi amassi rocciosi calcarei del Gargano, delle Murge e del Salento, che rappresentano modesti lembi della Piattaforma Apula. Quest’ultima si è sviluppata e trasformata attraverso la combinazione dei processi di emersione e sommersione, di origine sia globale che locale, con i tipici ambienti marini profondi, litorali, lagunari, ovvero, continentali di cui si possono osservare evidenti e diffuse testimonianze in corrispondenza degli affioramenti e degli scavi presenti nel territorio pugliese. 

 

 Paludi e acquitrini preistorici

Fenomeni di parziale emersione, dovuti a variazioni globali del livello del mare ed a deformazioni tettoniche (sollevamenti, subsidenze, inarcamenti), permettevano l’esposizione di ampie aree della piattaforma, con la formazione di vaste paludi e acquitrini attraversate da grossi animali terrestri, come testimoniato dal ritrovamento di numerose orme di dinosauro in diverse zone del territorio pugliese e in particolare presso gli abitati di Altamura e Molfetta.

 Fenomeni carsici

Per un processo globale di lento abbassamento del livello del mare, alla fine del Cretaceo (circa 65 milioni di anni fa), la Piattaforma Apula emerge e diventa un’ampia area continentale, prevalentemente soggetta a carsismo, non più in grado di favorire l’accumulo di imponenti spessori di sedimenti carbonatici.
La presenza di profonde depressioni carsiche di supeficie, quali ad esempio i puli (nome locale per definire le grandi doline) e le forme carsiche sotterranee quali le grotte sono la testimonianza del sollevamento ed emersione della piattaforma carbonatica apula. 

Il Catasto Grotte della Puglia ha catalogato oltre 3000 cavità ed è disponibile alla consultazione all’indirizzo web:
http://www.catasto.fspuglia.it

 

Il carsismo: come l'acqua modella la forma delle rocce

Il Carsismo è uno dei principali indicatori del sollevamento di quei territori che oggi riconosciamo come Puglia. Specialmente del sollevamento delle ultime decine di milioni di anni, di cui è più facile riscontrare tracce evidenti. Vediamo un po’ più da vicino alcuni degli aspetti che lo caratterizzano e alcune sue forme molto presenti in Puglia e di più semplice descrizione e osservazione.

Il carsismo è quel fenomeno chimico che porta alla soluzione delle rocce in presenza di acque ricche di CO2

Elemento fondamentale del carsismo è il “livello di base carsico”, che è il motore che controlla il fenomeno. I rapporti fra livello del mare e terre emerse sono alla base di tutto il processo. Il carsismo si manifesta quanto maggiore è il percorso che le acque meteoriche devono fare per raggiungere il livello di base rappresentato dal mare. Utilizzeremo uno schema di Castiglioni (1986), per meglio rappresentare alcune condizioni dell’ambiente in cui il fenomeno si realizza.

 

Si distinguono due tipi di carsismo: epigeo, se ha ache vedere con fenomeni superficiali, e ipogeo, quando avviene in profondità.

 I fenomeni di carsismo epigeo (di superficie)

Fra le forme di erosione epigea, possiamo individuare, a seconda della scala:

  • microforme erosive (misurabili in cm - m), come quella esemplificata dalla foto qui a destra;
  • macroforme erosive (con scala > 10 m),  più interessanti per la rappresentazione dei sollevamenti a carattere regionale del passato, che possono essere classificate in prima approssimazione come segue (in neretto quelle di più frequente e facile osservazione):
    •  
    • doline
    • uvala
    • cockpit
    • polje
    • valli carsiche

 Le doline

Fra le macroforme più note in Puglia possiamo certamente ricordare le doline. Di seguito vengono riportati alcuni caratteri che da decenni sono di riferimento per il mondo scientifico (da Castiglioni, 1986).

dolina  = depressione chiusa di forma più o meno circolare con dimensioni che variano da 10 ÷ 1000 m (D) e profondità (h) da 2 ÷ 200 m

La Dolina Pozzatina (Gargano).

Si tratta di una delle doline più grandi in Europa, visibile anche dallo spazio. Ha un diametro massimo che raggiunge i 650 metri ed una profondità di circa 100 metri.

E’ un esempio di macroforme di erosione carsica epigea ed è considerata una dolina da crollo.

Talvolta le doline sono la testimonianza di forme carsiche ipogee che divengono sempre più ampie, al punto che gli strati di copertura si assottigliano e collassano.

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 Le valli carsiche


Altro esempio di macroforme carsiche molto presente in Puglia sono le valli carsiche. Si riportano, da Castiglioni (1986) alcuni aspetti relativi alla loro genesi.

Valle carsica è il risultato della carsificazione di valli fluviali.

Valle carsica morta, se manca il corso d’acqua

Valle carsica cieca: vi è il corso d’acqua ma non arriva  a defluire per una via superficiale

Si può ben comprendere come, ulteriore prova del sollevamento della piattaforma, siano le numerose gravine che segnano il versante ionico pugliese. 
Le gravine (macroforme dette anche valli carsiche), oltre ad essere testimonianza di un ambiente del passato che ha visto la Puglia solcata da corsi d’acqua oggi praticamente inesistenti, presentano ancor oggi  ambienti assolutamente singolari sia per quanto riguarda la fauna che la flora. Inoltre, in taluni casi, le gravine hanno ospitato interi villaggi rupestri, le cui testimonianze sono di grande interesse culturale.

Alle gravine sono legate storie e leggende popolari. Tra le più famose quella del Mago Greguro che, con la figlia Margheritella, attorno all’anno 1000 aveva fissato nella gravina di Massafra il proprio laboratorio ove elaborava medicamenti ed unghenti curativi, ricavati dalle piante officinali. 

La Farmacia del Mago Greguro, Gravina di Massafra (Ta).
(Foto dal sito http://www.massafraturismo.it)

 Forme di accumulo epigeo

Esistono varie forme di accumulo epigeo:

  • Travertino = in prossimità di sorgenti
  • Dighe di travertino = in valli carsiche
  • Caliche = croste calcaree nei suoli
  • Terra rossa = depositi residuali originatisi dalla dissoluzione di rocce carsogene

Altra tipica testimonianza delle emersioni verificatesi nel corso della storia geologica della Piattaforma Apula, è la presenza di “terre rosse” o “bauxiti”. Sono depositi residuali che occupano superfici e tasche irregolari, intercalate alla successione carbonatica di piattaforma. Tali depositi, costituiti per la maggior parte da ossidi ed idrossidi di ferro, alluminio e manganese, rappresentano il risultato finale del processo di dissoluzione carsica di superficie ad opera degli agenti atmosferici, che hanno attraverso il processo di dissoluzione del carbonato di calcio (CaCO3). I depositi più rappresentativi si ritrovano in corrispondenza del passaggio stratigrafico tra il Calcare di Bari e il Calcare di Altamura.

 

 


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