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Viti, olivi, alberi da frutto nel paesaggio della Tuscia

Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DELLA TUSCIA

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L’interesse per la natura, il paesaggio e le arti si sviluppa già in epoca antica a partire da una visione unitaria dei saperi, che solo in seguito e dopo un lungo processo ha portato, con lo sviluppo degli specialismi, ad una netta distinzione tra sapere scientifico ed umanistico. I modellini riproducenti coltivazioni - interamente realizzati a mano - della collezione dell’ex facoltà di Agraria del Sistema Museale di Ateneo riproducono le coltivazioni dei nostri territori, e vengono utilizzate ancora oggi come materiale didattico. Ma costituiscono anche un esempio di artigianato e manifattura italiana, oggi non più in produzione.

Il paesaggio agrario è in continua evoluzione: lentamente nelle aree di agricoltura tradizionale, molto più dinamicamente nelle aree di agricoltura industriale. Nella diversità delle sue forme il paesaggio agrario esprime l’unicità di un territorio e viene riconosciuto come parte del patrimonio rurale, assieme alle architetture, i prodotti locali, le tecniche e le conoscenze agronomiche. 

L’agricoltore è stato per molto tempo un inconsapevole architetto del paesaggio.  I sistemi d’impianto e di gestione delle varie colture legnose disegnano quelle  architetture vegetali del paesaggio che, oggi come in passato,  si riconoscono nelle sistemazioni idraulico-agrarie, nelle forme di allevamento, nei sesti e nella disposizione dei filari, nella combinazione di specie e genotipi e che finiscono con il  costruire un sistema di relazioni tendente ad un’immagine unitaria e ad una identità di luogo riconoscibile dal contesto.

La più eclatante trasformazione del paesaggio agrario italiano si è avuta come conseguenza dell’adozione di modelli colturali orientati alla massimizzazione della funzione produttiva grazie  soprattutto a genotipi a ridotta crescita  e portinnesti in grado di contenere lo sviluppo delle piante, innovazioni che hanno stravolto l’architettura degli impianti tradizionali.  

Nuove forme di allevamento in volume o in parete per i fruttiferi e la vite, dagli alti vasi e le ingombranti piramidi, alle geometriche pareti fruttifere o le  complicate forme per una meccanizzazione integrale, hanno consentito l’avvento del paesaggio agrario ‘moderno’. Molte di queste oggi sono superate nella forma e nel significato, ma continuano a testimoniare una fase importante della storia dei sistemi arborei italiani.

Testi e immagini:  Eddo Rugini

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