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Dalla cava alla città: paesaggio ed attività estrattive - Territorio

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Visitare Latina
(sede del Museo di Arte e Giacimenti Minerari)

Latina è la prima delle città di fondazione nate nel territorio pontino in conseguenza della bonifica integrale; ad essa si associarono in ordine cronologico Sabaudia, Pontinia e Aprilia. Negli edifici pubblici dei nuclei di fondazione di queste città possiamo osservare un ampio uso del travertino, sia nelle costruzioni con più spiccata adesione ai canoni del razionalismo sia a quelle orientate al “monumentalismo littorio”. Tra queste ultime sono da segnalare a Latina la sede del Comune con la Torre Civica totalmente rivestita in travertino e il palazzo della Guardia di Finanza.

 

 

L'Agro Pontino

In misura discreta ma significativa l’uso del travertino caratterizza nei semplici dettagli decorativi anche le architetture degli edifici fondativi dei borghi agricoli che costituivano i veri nodi dell’organizzazione insediativa della bonifica integrale (Podgora, Montenero, Isonzo, Vodice, San Michele, Faiti, Grappa, Carso, Bainsizza, Santa Maria, Le Ferriere, Piave, Montello, Hermada). Ancora degno di nota nell’uso di questa pietra è l’edificio di Mazzoni della stazione ferroviaria di Latina, una felice sintesi tra innovazione delle linee architettoniche e tradizione dei materiali. Proprio in riferimento ai temi della tradizione, notevole è il fatto che la maggior parte del travertino provenisse dalle cave di Cisterna di Latina, avamposto della bonifica integrale ma anche riferimento storicamente consolidato di questa risorsa per il territorio pontino. Un territorio ricco anche di altri siti di cave storiche, come quelle dismesse da tempo del monte Circeo, all’interno dell’omonimo Parco Nazionale, da cui fin dall’antichità si ricavava alabastro impiegato nella costruzione di edifici storici del territorio o anche di Roma come ad esempio la Basilica di S. Maria Maggiore. Seguendo il percorso delle cave storiche, un ruolo particolare è assunto dai monti Lepini con il loro versante che guarda il mare, limite e allo stesso tempo parte integrante della pianura pontina. La loro composizione calcarea li rende particolarmente adatti ad ospitare cave di materiali inerti. Così nei comuni di Rocca Massima, Cori, Bassiano, Sermoneta, Sezze, Priverno, Sonnino, Roccasecca dei Volsci, troviamo molte cave dismesse, testimonianza di un intenso sfruttamento che in alcuni casi ha lasciato profonde “ferite” nel paesaggio, difficili da sanare anche se in qualche modo affascinanti da osservare e visitare. Per due di questi siti, la cava Petrianni a Sezze con le sue ‘superfici calcaree con impronte di dinosauri’ e l’area sorgiva della cava di Monticchio a Sermoneta è stato proposto il riconoscimento di monumento naturale.  Accanto a queste testimonianze del passato le attività di coltivazione continuano, costituendo da un punto di vista economico delle polarità del settore estrattivo sia nell’area di Cori che di Priverno. In quest’ultima termina il nostro percorso di visita, toccando un sito minerario in cui attraverso le tecnologie più avanzate si ottengono sabbie silicee per uso industriale. Un materiale dai molteplici usi che evoca le infinite capacità creative della specie umana e nello stesso tempo le sfide che le cave rappresentano per la tutela e la salvaguardia del paesaggio.     


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