Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DI BARI
Il millenario processo di trasformazione operato dalluomo sugli ecosistemi naturali, mediante taglio, incendio e pascolo, ha permesso la formazione di un particolare paesaggio vegetale e di un mosaico di habitat secondari caratterizzati da una fauna ricca e originale. Particolarmente interessanti risultano gli ambienti di prateria che dominano i territori dellAlta Murgia e del profilo meridionale del Promontorio del Gargano. Questi ambienti conservano un gran numero di specie di elevato valore conservazionistico strettamente legate all'ecosistema della prateria e sensibili alla modificazione delluso del suolo, in primis causata dallintensificazione delle colture e dallabbandono dellattività pastorale tradizionale. In questi territori, risulta inoltre fondamentale la conservazione dei numerosi ambienti carsici ipogei, che ospitano una fauna ricca di specie endemiche e vulnerabili.
Plasmato dagli eventi geologici e dalla plurisecolare attività delluomo, il paesaggio dellAlta Murgia è caratterizzato da ampi spazi aperti con praterie a perdita docchio, da rilievi arrotondati e vasti pianori, su cui si leggono i segni inconfondibili dei fenomeni carsici. Lelemento che domina è la roccia calcarea affiorante, di cui la Murgia è costituita, formatasi in mare a partire da circa 150 milioni di anni fa e portata alla luce dopo fasi alternate di emersione e sommersione.
vedi itinerario del percorso Ambienti: La morfologia del territorio: l'emersione della piattaforma Apula
LAlta Murgia occupa la parte centrale della Puglia ed è circondata a ovest dalla Fossa Bradanica, a nord dalla pianura del Tavoliere, a est dalla piana di Bari e a sud-est è separata dalle Murge orientali dal solco della sella di Gioia del Colle. I caratteri peculiari di questo paesaggio lo rendono unico rispetto ad altri territori della Puglia.
Le tracce più diffuse del secolare rapporto dellUomo con lAlta Murgia sono rappresentate dalle tipiche costruzioni rurali in pietra a secco, edificate in gran parte dalla fine del 1500 e osservabili tuttora. Muretti a secco, jazzi, masserie, neviere e pagliari sono alcune tra le architetture sparse sul territorio, utilizzate in passato nelle tradizionali attività agro-pastorali, per tracciare confini tra proprietà, per creare recinzioni, aree di sosta e riparo per il bestiame e i pastori durante la transumanza o semplici abitazioni per i contadini. Costruzioni realizzate con la stessa pietra di cui è fatta la Murgia e perfettamente integrate nel paesaggio, ma ormai in gran parte in stato di abbandono.
vedi itinerario del percorso Paesaggi: La pietra calcarea di Puglia, da risorsa naturale a patrimonio culturale
In alto: paesaggio alto-murgiano, foto di Marco Marvulli
In basso:
Melanargia arge,
Author: Notafly, CC-BY-SA-3.0
Il fitoclima dellAlta Murgia è mediterraneo a piogge stagionali - oceanico, ma a tendenza continentale, con termotipo mesomediterraneo e ombrotipo tra secco e subumido.
Le praterie xeriche sub mediterranee costituiscono la tipologia di vegetazione più caratteristica dellAlta Murgia, dove si presentano con un aspetto peculiare riscontrabile esclusivamente nellItalia sud-orientale.
Pur presentando affinità floristiche con quelle dellAdriatico orientale e del Carso Triestino (nord-adriatico), differiscono sia per un proprio contingente di specie endemiche e sia per la presenza di specie che nella zona trovano il loro optimum sinecologico.
La fisionomia di queste praterie è dominata soprattutto da graminacee, prime tra tutte il Lino delle fate meridionale (Stipa austroitalica Martinovský subsp. austroitalica), la Festuca mediterranea (Festuca circummediterranea Patzke) e il Paleo meridionale (Koeleria lobata (M. Bieb.) Roem. & Schult.), ma anche la Codolina meridionale (Phleum ambiguum Ten.).
A queste graminacee è legato il ciclo vitale di Melanargia arge Sulzer 1776, elegante farfalla endemica dellItalia centro-meridionale. Essa depone le uova, tra maggio e metà giugno, sui culmi secchi e, nello stadio di bruco, dopo il periodo di diapausa estiva, si nutre delle foglie per tutto linverno.
Le comunità di prateria a Stipa austroitalica dellAlta Murgia costituiscono un habitat semi-naturale fortemente condizionato dalla plurisecolare attività delluomo che, attraverso il disboscamento e il pascolo, ne ha permesso la formazione e il mantenimento nel tempo. Oggi questo habitat, che ha un elevato valore conservazionistico ed è dinteresse comunitario (NATURA 2000 code: 62A0 - DIRETTIVA 92/43/CEE), è spesso seriamente minacciato dalla spinta meccanizzazione delle attività agro-pastorali, dal cambio di uso del suolo oppure dallabbandono dellattività pastorale tradizionale, fattore questultimo di fondamentale importanza per la conservazione dellintegrità di queste comunità prative.
Prateria a Stipa austroitalica Martinovský subsp. austroitalica, foto di Luigi Forte
COLTIVAZIONE:
Prunus webbii
(Spach) Vierh. . è un arbusto o alberello densamente ramificato, che pare abbia contribuito allattuale pool genico del Mandorlo coltivato (Prunus dulcis (Mill.) D.A. Webb). Diffuso nel Mediterraneo orientale, in Italia è presente solo in Sicilia e Puglia.
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FABBRICAZIONE DI UTENSILI:
Ferula communis
L. è unentità tipica delle praterie murgiane, che abbonda quando vi è pascolamento eccessivo. Questa specie è stata molto utilizzata in passato per fare leggerissimi sgabelli impiegati dai pastori o altri manufatti, tra cui, il più interessante, è certo la tacca (tagghié, fig. a dx) per la registrazione di misure, di scambi commerciali e delle giornate lavorative.
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( foto di Giovanni Signorile ).
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Paesaggio dell'Alta Murgia, foto di Marco Marvulli
la donnola, la volpe e la faina.
la gallina prataiola, la ghiandaia marina e il falco pecchiaiolo.
la testuggine di Hermann, il geco comune, il cervone.
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Particolarmente importanti risultano diverse specie di Chirotteri, direttamente minacciate dalla distruzione e trasformazione di cavità naturali e artificiali.
Fra gli uccelli più tipici delle aree steppiche vi sono diverse specie nidificanti al suolo, come la gallina prataiola (Tetrax tetrax), la calandra (Melanocorypha calandra), lallodola (Alauda arvensis) e la quaglia (Coturnix coturnix).
Altre specie, come la ghiandaia marina (Coracias garrulus), la civetta (Athene noctua) e il barbagianni (Tyto alba), nidificano tipicamente negli spazi delle masserie e degli edifici rurali.
Diversi sono infine i rapaci, come poiana (Buteo buteo), falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) e falco pellegrino (Falco peregrinus), che utilizzano gli spazi aperti come territori di caccia.
Nelle raccolte dacqua sia naturali, sia antropiche (cutini, piscine, canali) presenti nelle aree carsiche pugliesi possiamo ritrovare un discreto numero di specie di Anfibi. Tra i Salamandridi si possono incontrare specie come il Tritone italico (Lissotriton italicus) e il Tritone crestato meridionale (Triturus carnifex), questultimo particolarmente legato alle raccolte dacqua artificiali. Mentre tra gli Anuri citiamo il Rospo comune (Bufo bufo), specie terricola che può allontanarsi anche di diverse centinaia di metri dallacqua, e la comunissima Rana verde (Pelophylax lessonae kl. esculentus) rinvenibile sempre nelle immediate vicinanze dello specchio dacqua.
Le aree steppiche pugliesi ospitano un discreto numero di Rettili, soprattutto a livello delle aree rurali o nelle aree caratterizzate da substrato roccioso abbondante. In queste aree è possibile osservare la Testuggine di Hermann (Testudo hermanni), tre specie geconidi come il Geco di Kotschy (Mediodactylus kotschyi) il Geco comune (Tarentola mauritanica) e il Geco verrucoso (Hemidactylus turcicus) e alcuni sauri tra cui la Lucertola campestre (Podarcis sicula) e il coloratissimo ramarro (Lacerta viridis). I serpenti sono degnamente rappresentati da un discreto numero di specie tra cui il Cervone (Elaphe quatuorlineata), il vivacissimo e velocissimo Biacco (Hierophis viridiflavus), il variopinto Colubro leopardino (Zamenis situla) e la Vipera comune (Vipera aspis), lunico ofide pugliese velenoso. Molto spesso i serpenti frequentano le aree rurali, in quanto queste ultime rappresentano una sicura fonte di prede (roditori e specie di interesse zootecnico di piccola taglia).
Il vastissimo gruppo degli Invertebrati terrestri, dominato dagli Insetti, ha un ruolo fondamentale negli ecosistemi di prateria, rappresentando nodi importantissimi nelle reti trofiche. Molte specie, come Melanargia arge, Zerynthia polyxena, Prionotropis appula, Ephippiger apulus ed Euplagia quadripunctaria, sono endemiche o di interesse conservazionistico. Come esempi della grande specializzazione e diversità degli Insetti, si possono osservano innumerevoli adattamenti fra gli erbivori masticatori (ad es., Ortotteri, coleotteri Crisomelidi) e succhiatori (Omotteri, Eterotteri), gli impollinatori (Lepidotteri, Imenotteri) e i predatori (Mantodea, Neuroptera).