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Università di Modena e Reggio Emilia

Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DI MODENA E R. EMILIA

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Cenni storici

Dalle origini alla riforma di Francesco III

Dalla riforma di Francesco III all’Unità d’Italia

Periodo post Unitario

Dalle origini alla riforma di Francesco III

A Modena, nel 1175, viene fondato l’antico Studio di diritto, celebre perché, oltre ad essere stato il primo studio originatosi dal glorioso tronco bolognese, presenta un’innegabile primato: è il prototipo delle Università comunali. Nel 1126, infatti, era stato istituito il libero comune in seguito alla morte della contessa Matilde di Canossa (1115). Un’altra peculiarità dello Studio modenese risiede nel fatto che ebbe un colore politico: fu, infatti, una scuola di idee guelfe.

Nel 1175, l’illustre Pillio da Medicina, insegnante presso l'Università di Bologna, è chiamato a tenere lezioni a Modena dietro generosi compensi, città dove si trasferisce restandovi fino alla sua morte. Accentando tale incarico, egli sfidava le gravi sanzioni esistenti contro chi abbandonava lo studio bolognese a favore di altre scuole.

L’antica origine dello Studio modenese, secondo Taddei, sembra essere confermata dalla presenza di un capitello nella Ghirlandina che testimonia l’esistenza di una scuola giuridica a Modena (Taddei 2008, p. 23). 

Il riconoscimento formale (la denominazione Studium) avverrà mediante un 'breve' del papa Onorio III, con il quale nel 1224 il vescovo modenese veniva dotato di giurisdizione sugli scolari.

Lo Studio continuerà a fiorire nel secolo successivo tanto da rivaleggiare con la vicina Università di Bologna.

A partire dal 1283, inizia un periodo di lotte tra le nobili famiglie locali divise tra guelfi e ghibellini. Nel 1288, i guelfi, per vincere lo scontro, offrono il dominio di Modena ad Obizzo II d'Este, marchese di Ferrara.

Il primo periodo di dominazione estense fu fatale per lo Studio, a causa delle condizioni economiche del Comune di Modena e della fondazione nel 1391 dell’Università di Ferrara, ad opera del marchese Alberto V d'Este su concessione del Papa Bonifacio IX, presso la quale tutti i sudditi estensi erano obbligati a conseguire la laurea. Nel 1485, Ercole I arriva a disporre una pena di 300 ducati d’oro per i sudditi che avessero ricevuto gradi accademici in altre città.

Dal 1338 fino ai primi anni del Seicento, le letture pubbliche di “Instituta” (ovvero Istituzioni di Diritto), Umanità e Logica-Medicina proseguono, seppure con sospensioni e riprese, grazie ai finanziamenti del Comune e dei privati. Da un capitolo stipulato con il Lettore di Leggi nell'anno 1520si apprende che in quel tempo le lezioni venivano tenute nel Palazzo Comunale nella Camera dove si riuniva il Colleggio dei Notai.

Dopo il 1598, anno della "devoluzione" di Ferrara allo Stato Pontificio, a Modena, nuova capitale del Ducato, prenderà corpo il progetto di una riapertura dello Studium. In quel periodo, la Corte estense veniva vista con diffidenza in quanto si temeva una sua ingerenza nelle attività culturali e didattiche. Il Comune, infatti, nel 1606, respinse una petizione degli studenti in cui si proponeva l'istituzione di lezioni offerte gratuitamente da Giambattista Laderchi da Imola, noto giurista passato a Modena al seguito del Duca. La decisione del Comune fu dettata dal timore che lo Studio da cittadino venisse trasformato in ducale pur rimanendo le spese a carico della comunità.

Nel 1607, nove anni dopo che Modena è diventaa capitale del Ducato Estense, nonostante le molte richieste il Comune non riapre lo Studio.

Nel 1626 il conte Paolo Boschetti fonda una congregazione di sacerdoti per l’istruzione dei poveri e per l’educazione dei nobili: il Collegio San Carlo.

Il 5 novembre 1678, grazie alla perseveranza del Comune e alle donazioni anche dei privati, in particolare quella del sacerdote Cristoforo Borghi, l’antico Studio viene riaperto nelle case della congregazione di San Carlo, ubicate nell’area in cui si trova l’attuale Palazzo del Rettorato.

Nel 1682, viene firmata una convenzione universitaria tra la Congregazione di San Carlo e il Comune, con la protezione del duca Francesco II d’Este e, nel dicembre dello stesso anno, la rinnovata Università viene inaugurata solennemente alla presenza di Francesco II con un’orazione accademica di Bernardino Ramazzini .

Tra la fine del 17. secolo e durante il 18. secolo, si aggiungono ulteriori donazioni. Tra questi si ricordano due lasciti del giurista e Segretario di Stato, Giuseppe Maria Bondigli : con il primo venne creata nel 1757 la cattedra di Istituzioni criminali; con il secondo, nel 1768, quella di Diritto pubblico e delle genti, tenuta a battesimo dal giurista Bartolomeo Valdrighi, uno dei maggiori artefici del Codice Estense del 1771.

Nell'anno 1685, il Comune non esita a versare cento doppie d’oro per ottenere dall’Imperatore Leopoldo I il privilegio di poter conferire le lauree dottorali, che sarà confermata dalle bolle di Benedetto XIII e Clemente XIV. Lo stesso anno, il duca Francesco II, pur senza finanziare l'iniziativa, emette quegli Statuti considerati necessari per conferire allo Studio pubblico di San Carlo il rango di Università, cioè di istituzione capace di fornire titolo di addottoramento riconosciuto anche al di fuori del piccolo ducato. I nuovi Statuti si mantennero più o meno in vigore fino al 1772, anno della Riforma del suo successore.

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Dalla riforma di Francesco III all’Unità d’Italia

Il 13 settembre 1772, il duca Francesco III realizza un’importante riforma universitaria: aumenta il numero delle cattedre da dodici a trenta suddividendole in quattro Facoltà: Teologia, Giurisprudenza, Medicina, Filosofia e Arte; crea un Consiglio di uomini esperti al fine di preparare le Costituzioni per l'Università di Modena; crea, inoltre, un Magistrato dei Riformatori degli studi, composto di personaggi autorevoli (tra i quali due ministri di Stato, Gherardo Rangone e Vincenzo Frosini; l'arciprete Camillo Tori; il letterato e poeta Giuliano Graziani come segretario, che presto cedette il suo posto a Luigi Cerretti), con il compito della direzione della pubblica istruzione; trasferisce l'Università nel Palazzo appositamente eretto in via Università, corredandola degli strumenti, delle macchine, di tutto quello che potesse servire a sussidio della didattica e di una biblioteca (la Biblioteca Universitaria, fondata con decreto 25 ottobre 1772, e il cui patrimonio librario viene annesso a quello della Biblioteca Estense nel 1892, da cui il nome Biblioteca Estense Universitaria); agevola l'accesso agli studiosi forestieri; aumenta il patrimonio universitario dando a suo favore i beni appartenuti alla Compagnia di Gesù, soppressa con bolla pontificia del 13 agosto 1773.

In quegli stessi anni, fu creato, l'Orto botanico ricavandolo dai giardini ducali (1758), il Teatro Anatomico diretto da Antonio Scarpa presso il Grande Ospedale (1773-75) e il Museo di storia naturale (1786).  

Il palazzo dell’Università (attuale Palazzo del Rettorato), sorgerà sull’area occupata dagli edifici che avevano ospitato lo Studio pubblico inaugurato nel 1682 e su quella adiacente in cui si trovava la casa Bellincini. 

L’avvicinarsi dell’invasione napoleonica, portò il duca Ercole III d’Este (figlio di Francesco III) ad abbandonare Modena la sera del 7 maggio 1796. Durante questo periodo, iniziato con la presa al potere dei francesi del 6 ottobre 1796, l'Università dopo alterne vicende fu dichiarata Liceo.

Nel 1814 con il Congresso di Vienna, a Modena ritornarono gli Este. Il 15 luglio 1815, Francesco IV, figlio di Ferdinando d'Asburgo-Este e di Maria Beatrice d'Este, figlia di Ercole III d'Este, fece riaprire l'Università, richiamando in vigore, seppure non totalmente, le costituzioni universitarie di Francesco III.

Una delle novità del nuovo ordinamento del 1815 fu la nomina del Rettore, riservata alla decisione del Duca: nel 1822 alla morte di Paolo Ruffini  ultimo docente universitario, fu nominato in qualità di Rettore un Delegato del Ministero.

Nel 1820, quando si registrarono i primi moti studenteschi di matrice carbonara, Francesco IV decise di limitare il numero degli iscritti alla Facoltà Giuridica, scegliendoli in base ad un esame comparativo. In quel periodo, le lauree erano conferite più per buona condotta che per merito e molti ne restavano esclusi. I successivi tumulti portarono alla suddivisione della Facoltà in quattro in quattro Convitti (Modena, Reggio, Mirandola, Fanano). Questo sistema fu poi applicato anche alla Facoltà Medica, con un unico Convitto in Modena, e a quella Matematica. Gli studenti di quest’ultimo corso, intenzionati a seguire quello di ingegneria dovevano entrare nel Convitto dei Cadetti aggiunto al R. Corpo Pionieri.

In quegli anni, vennero arricchiti il Museo anatomico, il Museo di fisica, l’Orto botanico, il Museo di storia naturale, e si assistette alla creazione dell’Osservatorio astronomico e del Museo zootomico.

Nel 1839, “per provvedere ai bisogni ognora crescenti di varj Stabilimenti raccolti nella R. Università degli studj”, l’amministrazione del Patrimonio degli Studi sottopose al Duca Francesco IV un rapporto, datato 31 ottobre, nel quale si proponeva di acquistare la casa del conte Tommaso Frignani, lasciata in legato alla Sagrestia della chiesa di S. Carlo in seguito alla sua scomparsa (1831). L’acquisto fu approvato da Francesco IV d’Austria Este l’8 gennaio 1840.

Durante la Seconda guerra d’Indipendenza, l'11 giugno 1859 Francesco V abbandonava per sempre Modena. Decaduto il dominio estense, il rettorato venne nuovamente affidato a docenti universitari. Il primo professore che ebbe nuovamente tale incarico fu Francesco Selmi , capo dell’emigrazione modenese a Torino.

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Periodo posto Unitario

Dopo l’Unità d’Italia il ministro Matteucci, nel 1862, di fronte ad un numero di università, superiore alle necessità della popolazione, e ad un problema finanziario notevole per unificare le diverse realtà locali, decise di diminuirle.

La legge 31 luglio 1862 stabilì una distinzione tra università maggiori (Bologna, Napoli, Palermo, Pisa, Pavia, Torino) e minori (Cagliari, Catania, Genova, Messina, Modena, Parma, Siena). Alle università minori venne corrisposto un sussidio minore e un trattamento economico dei docenti inferiore.

Nel 1876, fu istituito un Consorzio tra la Provincia, il Comune, la Cassa di Risparmio approvato con R. Decreto 12 settembre 1877. Si unirono in seguito la Camera di Commercio ed arti, la Congregazione di Carità e il Collegio di S. Carlo con una Convenzione per conseguire il pareggiamento dell’Università, che fu approvata con L. 14 luglio 1887, n. 4745.  Di questa conquista venne tramandata la memoria in una lapide posta all'ingresso del Palazzo Universitario .

Il rettore Giuseppe Cesari si prodigò, quindi, per dare una sede a quegli Istituti scientifici che ne erano privi. Nel 1895 dopo lunghe e impegnative trattative, riuscì ad ottenere dal Ministero della Guerra la cessione del vasto fabbricato di Sant'Eufemia di sua proprietà, che venne trasformato per accogliere i nuovi laboratori. Nel 1907, si trasferirono gli istituti privi di sede nei nuovi locali e, per commemorare l'evento, Giuseppe Cesari volle apporre due lapidi commemorative.

Questa fase di riorganizzazione venne interrotta dalla prima guerra mondiale del 1915-18.

Con la Riforma Gentile del 1923 venne attribuita ad alcune università un’autonomia amministrativa. L'Università di Modena ne fece parte godendo di un decennio di autonomia durato dal 1924 al 1934, durante il quale si ebbero una serie di iniziative volte a mettere in luce le tradizioni dell'Università di Modena:

  • nel 1927, venne concesso l'uso di un nuovo sigillo, che nelle intenzioni del Ministero doveva rappresentare uno stemma araldico che racchiudesse la storia dei singoli atenei. Modena si ispirò al sigillo dello Studio pubblico secentesco, che altro non era che il Sigillum magnum della comunità modenese;
  • furono ripristinati l'emblema della Facoltà di Giurisprudenza, le insegne accademiche, la collana aurea Rettorale quale blasone della carica e la cappella universitaria (1928); fu rinnovato il diploma di laurea (1926); si provvide, inoltre, al riordinamento dell'atrio principale dell'Università con l'aggiunta di nuovi posti e delle lapidi a Giambattista Venturi, Antonio Scarpa, Bernardino Ramazzini, Giambattista Amici, Lazzaro Spallanzani, Francesco Torti, Contardo Ferrini, Paolo Rossini, Giuseppe Triani, Paolo Ferrari, Francesco Anselmi, Bartolomeo Valdrighi.

La seconda Guerra Mondiale incise profondamente sull'attività dell'Ateneo modenese. La partecipazione dei professori e degli studenti a questi avvenimenti ha avuto il suo riconoscimento quando con decreto del 16 febbraio 1962 il Gonfalone dell'Università di Modena è stato decorato con la  Medaglia d'Argento al Valor Civile .

Dopo la guerra e con l'avvento della Repubblica, l'Università di Modena affrontò un profondo processo di ristrutturazione e di rilancio, di cui furono protagonisti personalità di alto livello intellettuale come Giuseppe Dossetti impegnato nella stesura della Carta repubblicana e docente a Modena di Diritto canonico. Possiamo a tal proposito ricordare la creazione dell'Istituto di applicazione forense nel 1948, l'istituzione del corso di laurea in Scienze geologiche nel 1958, quello in Scienze biologiche l'anno successivo, la costituzione del Policlinico nel 1963 e, nel 1968, della Facoltà di Economia e commercio.

Negli anni Settanta l'Ateneo di Modena poteva contare su cinque facoltà (Giurisprudenza; Medicina e chirurgia; Scienze matematiche, fisiche e naturali; Farmacia; Economia e commercio) e su venti scuole di specializzazione presso la Facoltà di Medicina, senza considerare l'attività di diversi centri specializzati, come ad esempio la Scuola di Ostetricia, la Scuola per i tecnici di cardiologia, il Corso complementare di Igiene pratica, il Centro oncologico presso l'Istituto di Radiologia. Nel 1990 è stata inaugurata la sesta facoltà, quella di Ingegneria, a completamento del già attivo biennio propedeutico.

Nel 1998 l'Università di Modena ha preso la denominazione di Università di Modena e Reggio Emilia, articolandosi secondo un modello organizzativo a "rete di sedi" che ha pochissimi esempi in Italia. Tale modello si caratterizza per il progetto di sviluppo complementare, l'unitarietà della gestione, la pari dignità dei poli accademici. Contemporaneamente, hanno preso avvio a Reggio Emilia la facoltà di Scienza delle comunicazioni, quella di Agraria e la seconda facoltà di Ingegneria, mentre a Modena quella di Lettere e filosofia.

Ulteriori, significative modifiche sono state attuate in ottemperanza alla legge n. 240 del 30 dicembre 2010, la c.d. riforma Gelmini, che, tra le altre novità, ha posto fine alle Facoltà, dando vita ad un'articolazione degli Atenei in Dipartimenti e in Scuole.

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Per approfondimenti

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