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Università di Modena e Reggio Emilia - Luoghi di visita

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Luoghi di visita

Palazzo Universitario

Complesso di S. Geminiano

Complesso di S. Paolo

Palazzo di S. Eufemia

Foro Boario

Palazzo Coccapani

Palazzo Universitario

L’edificio fu eretto sull’area occupata dagli edifici in cui era stato ospitato lo Studio Pubblico (1682), ampliandola con quella adiacente su cui si trovava la casa Bellincini. Gli edifici preesistenti furono demoliti appositamente per permettere, nel 1773-74, l’inizio dei lavori per la sede dell’Università riformata dal duca Francesco III.

I lavori per la costruzione del nuovo edificio furono avviati nel 1774, con un progetto iniziato dall’architetto reggiano Andrea Tarabusi, ma realizzato e condotto a termine da Gian Francesco Zannini intorno al 1776. Ne risultò un palazzo dignitoso nella facciata e solenne con il suo ampio atrio e lo scalone d’onore con balaustra e pilastrini.

Successivamente, l’atrio fu arricchito dai busti e dalle lapidi in ricordo dei personaggi che, con il loro ingegno, avevano donato prestigio all’Ateneo modenese. Degno di menzione, dal punto di vista artistico è l’ornamento in ferro battuto posto sul portone d’ingresso, opera del fabbro modenese Giovanni Battista Malagoli. Nel 1839, l'Amministrazione del Patrimonio degli Studi presentò al Duca Francesco IV un progetto per l'ampliamento del Palazzo reso possibile con l'acquisto dell'attigua casa del conte Tommaso Frignani, deceduto pochi anni prima. Il Duca resosi conto della favorevole occasione, nonché della necessità dell'Università di disporre di più ampi locali, approvò l'acquisto l'8 gennaio 1840.

Tra il 1842 e il 1848, l’ingegner Cesare Costa, professore nella Facoltà di Fisico-matematica, elaborò tre progetti per la sistemazione della casa Frignani, che dovevano tenere conto delle nuove esigenze in relazione ai più recenti piani degli studi.

Nel periodo di passaggio dall’amministrazione ducale a quella del Regno d’Italia, la progettazione generale di adeguamento degli spazi fu rallentata. Da alcuni documenti datati 1882 e 1883, si evince che i progetti per la sistemazione di quell’area erano stati ripresi. In quel periodo, venne portato a termine l’angolo del Palazzo tra via Università e corso Canalgrande, estendendo il portico sul corso di un’arcata.

Soltanto nel 1921, vennero ripresi i lavori di sistemazione della facciata di casa Frignani e consentì un incremento degli spazi disponibili. Il progetto fu elaborato dall'architetto Arturo Prati, professore di Disegno d'ornato. Il 31 dicembre 1926, fu posta una lapide per ricordare il nuovo assetto nel vestibolo antistante la nuova scala di accesso al Rettorato.

Nel 1928 fu ripristinata la Cappella Universitaria, che nel 1948 venne dedicata al Beato Contardo Ferrini, professore di Diritto romano. Negli anni successivi venne acquistata anche la casa Mariani, ubicata in corso Canalgrande e confinante con la casa Frgignani. A metà degli anni Cinquanta, furono portati a termine i lavori di sistemazione della facciata. 

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Complesso di S. Geminiano

Il convento sorse nel 1348, anno in cui scoppiò un’epidemia di peste. Venne così da subito adibito ad ospedale e rimase con tale funzione fino al secolo successivo. A metà del 15. secolo, era limitato nell’area tra le contrade di Saragozza e di S. Geminiano, angolo in cui si trovava la chiesa. Nel 1586 venne costruita la torre campanaria. Nel 17. secolo, il Monastero occupava un’area di circa 6400 m2.  Il convento aveva diversi locali ampi e ben disposti: molte celle, vari refettori, un ampio cortile circondato da porticati, il giardino e l’orto in cui vi era una cappella dedicata alla Madonna.

Nel 1798 con la soppressione degli ordini religiosi, il convento venne definitivamente chiuso. I locali vennero così utilizzati per i più svariati usi (panificio comunale, Teatro di Dilettanti e l’Istituto delle Orfanelle. In seguito ad un intervento di restauro eseguito nei primi anni del 21. secolo, vi è stata trasferita la Facoltà di Giurisprudenza.

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Complesso di S. Paolo

Il complesso di San Paolo risale al 1192. Era formato da due chiese e da un monastero agostiniano femminile.

La chiesa s’innalzava in una zona periferica dell’agglomerato urbano, ma di importanza strategica. Sorgeva, infatti, accanto ad una porta cittadina, rivolta verso la montagna: la porta detta appunto di San Paolo. Questa costituiva un accesso secondario come quelle di Ganaceto, Redecocca e San Giovanni del Cantone, in aggiunta alle quattro porte principali di San Pietro, Baggiovara, Cittanova e Albareto, come si deduce dal registro Respublica Mutinensis del 1306-07.

Il monastero fu soppresso nel 1798. Dal 1816, durante il regno Austro-Estense, fu riaperto come sede dell’Educatorio per le Povere Zitelle. Con l’Unità d’Italia divenne Educatorio Provinciale.

Prima del progetto di restauro del primo decennio del 21. secolo, il complesso aveva perso quasi completamente la sua identità storica e culturale.

Luppi S. (22 gennaio 2015). Così rinasce il comparto San Paolo. In Gazzetta di Modena.

Nel sito web della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena il 13 febbraio 2015 è stato pubblicato un articolo sui lavori di riqualificazione dal titolo "Il complesso S. Paolo restituito alla città".

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Palazzo di S. Eufemia

Il monastero di Sant’Eufemia fu costituito dal Vescovo Eriberto alla fine del secolo 11. A quei tempi occupava un’area limitata. Ben presto, considerato l’incremento nel numero delle monache dovette e ampliarsi, raggiungendo il suo massimo sviluppo alla fine del 17. secolo. In quel periodo si estendeva per tutta l’area compresa fra la Contrada ed il Vicolo di Sant’Eufemia, la Contrada Bonacorsa e quella di Carteria.

Nel 1650 venne costruita l’attuale chiesa su progetto di Cristoforo Malagola detto il Galaverna. Nel 1798 venne soppressa per poi essere di nuovo officiata nel 1832 ad opera  della Confraternita di S. Pietro Martire. Nel periodo napoleonico divenne sede di vari istituiti: le carceri, il comando dei Carabinieri e l'Università. Il Palazzo una volta acquisito divenne la sede dei Laboratori Biologici che si trovavano nel Palazzo del Rettorato.

Ad oggi, è sede del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali.

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Foro Boario

Già nel “Piano generale per il miglioramento dell’ornato” di Modena dl 1818, si evince l’idea di costruire un nuovo complesso finalizzato alla vendita di bestiame. Questo piano, seppur aggiornato e modificato, rimarrà un punto di riferimento negli anni seguenti. Nel 1833 iniziarono i lavori di costruzione del foro Boario, nell’area che veniva denominata “Prati di piazza d’Armi” a funzione prevalentemente militare.

L'incarico di costruirlo fu affidato all'architetto di corte Francesco Vandelli, già giovane collaboratore di Giuseppe Maria Soli. Per le decorazioni furono incaricati diversi artisti: lo scultore luogotenente Luigi Righi autore delle gigantesche statue (in seguito rimosse) raffiguranti un agricoltore, un guerriero, il tempo, il genio e speranza che sedevano sulla sommità accanto alle mostre del prodotto con i relativi trofei, allegorie dell'agricoltura nell'arte militare, nel campo delle arti e delle scienze; Giuseppe Frugoni autore del bassorilievo in marmo rappresentante il "genio estense che protegge l'agricoltura e le armi"; il modenese Ludovico Gavioli è l'artefice dell'orologio a tre quadranti che mostra le ore sulle facciate e sotto la volta.

Nel 1846 muore Francesco IV: l'ultimo atto che compie, l'anno prima della morte, è che pone il Foro Boario sotto l'amministrazione del governo di Modena. L’edificio da lì in avanti verrà utilizzato per diversi scopi: alloggio per le truppe di passaggio; mercato dei bozzoli; deposito di macchine agricole; ospedale per malattie contagiose; scaldatolo dei poveri; alloggio per gli sfrattati; sede della fiera dei cavalli, del liceo musicale, della banda cittadina, di società sportive; ospedale militare e brefotrofio; caserma dei vigili del fuoco; sede dei vigili urbani; scuderie dell’ippodromo; sede di sezioni ospedaliere della Croce Rossa; di istituti scolastici vari; di servizi dell’amministrazione comunale; deposito di carri funebri.

Nel Novecento l’immobile vive nel disinteresse più totale, ad eccezione di lavori eseguiti per la facciata e la cupola centrale del 1937.

In seguito ad un intervento di restauro, nel 1994 divenne la sede della facoltà di Economia. Il recupero degli spazi, ad opera dell’arch. Franca Stagi, è avvenuto tenendo conto sia dei vincoli architettonici imposti da un edificio storico, sia della flessibilità imposta dalle esigenze didattiche.

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Palazzo Coccapani

L’aspetto odierno di Palazzo Coccapani, di origini seicentesca, è dovuto agli interventi della fine del 18. secolo commissionati dal marchese Paolo Rango D’Aragona all’architetto Pietro Termanini.

Nel palazzo è presente un pregevole scalone imperiale a tre rampe decorato con ricchi affreschi e stucchi. Al piano nobile, sono presenti una serie di sale ricche di decori, stucchi e specchi che costituiscono una testimonianza del fasto dell’aristocrazia modenese vicina a Palazzo Ducale.

Meritano di essere menzionati la Sala degli Specchi, la Biblioteca, la Sala del Segretario, la Sala Muratori.

Durante il periodo fascista, fu sede della federazione modenese del Partito nazionale fascista.

Attualmente il palazzo ospita l’Accademia nazionale di scienze, lettere ed arti di Modena e il Centro Linguistico di Ateneo.

 

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