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Salvatore M. Puglisi - Attività di ricerca

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Attività di ricerca

Le numerose linee di ricerca  di Puglisi che lo hanno portato ad esplorare paesi e contesti culturali e cronologici anche molto diversi, sono tutte derivate dal profondo interesse dello studioso per i processi di trasformazione culturale e per lo studio dell’interazione tra ambiente naturale e sociale. La sua opera principale “La Civiltà Appenninica”, del 1959, rappresenta in maniera esemplare il suo pensiero e il suo metodo di lavoro: l’attenzione alla ricostruzione degli ambienti “biogeografici”, dei dati economici, dei modelli di insediamento, della funzione dei manufatti, l’utilizzo di suggestioni derivanti da altre discipline, quali l’etnologia, l’antropologia, l’ecologia, la storia delle religioni ne fanno un’opera unica nel suo genere, modello per generazioni di studiosi della paletnologia italiana.

Le attività in Italia lo hanno visto impegnato in ricerche in Sardegna, Lombardia, Marche, Lazio, Abruzzo, Puglia. Tra i numerosi scavi da lui condotti, particolarmente significativi sono quelli di Conelle di Arcevia, nelle Marche e quello di Coppa Nevigata, in Puglia.

All’estero, le sue ricerche si concentrarono nel Vicino Oriente e nel Nord Africa: in Turchia, diede avvio allo scavo del tell di Arslantepe nei pressi di Malatya, dove esplorò le fasi di insediamento hittita e neo-hittita fino a mettere in luce gli sviluppi protourbani della fine del IV millennio. In Egitto, lo scavo del sito protodinastico di Maadi permise a Puglisi di approfondire l’analisi del processo di urbanizzazione, mentre con le indagini nell’area dell’alto Nilo sudanese e nel Sahara libico il suo interesse si focalizzò sullo studio delle società di cacciatori-raccoglitori epipaleolitici e dei più tardi gruppi pastorali.

Nell’attività scientifica di Salvatore Puglisi possiamo includere la fondazione, nel 1967, della rivista Origini. Preistoria e Protostoria delle Civiltà Antiche che rappresentò, per Salvatore Puglisi, la realizzazione di un sogno a lungo accarezzato; ne aveva studiato, con attenzione e passione, il formato, la copertina, i caratteri, l’impaginazione. Negli intenti programmatici di Puglisi la rivista si doveva caratterizzare per un taglio antropologico, per un interesse verso indirizzi di ricerca interdisciplinari, per uno studio complesso e articolato del comportamento umano quale si può desumere dalle tracce materiali. Si trattava di un’appassionante iniziativa scientifica, che, negli intenti del fondatore, si poneva in alternativa rispetto alle riviste specializzate allora esistenti in Italia.

La Rivista Origini

La Rivista Origini. Preistoria e Protostoria delle Civiltà Antiche rappresentò per Salvatore Puglisi la realizzazione di un sogno a lungo accarezzato; ne aveva studiato, con attenzione e passione, il formato, la copertina, i caratteri, l’impaginazione.

Negli intenti programmatici di Puglisi la rivista si doveva caratterizzare per un taglio antropologico, per un interesse verso indirizzi di ricerca interdisciplinari, per uno studio complesso e articolato del comportamento umano quale si può desumere dalle tracce materiali. Si trattava di un’appassionante iniziativa scientifica, che, negli intenti del fondatore, si poneva in alternativa rispetto alle riviste specializzate allora esistenti  in Italia.

Il suo programma e i suoi scopi sono espressi nella presentazione del primo numero, risalente al 1967: il sottotitolo “Preistoria e Protostoria delle Civiltà Antiche” evidenziava e nel contempo auspicava “lo studio della formazione delle civiltà antiche e non solamente come documentazione di momenti e situazioni culturali che si collocano anteriormente alla storia”. Un interesse quindi ai processi di formazione e di organizzazione di una cultura, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione per cogliere lo “svolgimento ininterrotto di un phylum culturale”.  La sistematicità della documentazione, la perfetta interdisciplinarietà riflessa nei contributi degli specialisti delle varie discipline, traducevano in un’opera omogenea e articolata le premesse auspicate da Puglisi al momento della creazione della rivista.

        

COPPA NEVIGATA (Foggia-Puglia)

Scavi Quagliati 1904-5; Mosso 1909; Puglisi 1955, 1967, 1971-73, 1975; Cassano, Manfredini 1983; Manfredini 1986,1991; Cazzella, dal 1983.

Il sito, costituito da un'altura in prossimità di un'antica laguna costiera, con una stratigrafia di oltre m. 4, è caratterizzato da un'occupazione dal Neolitico fino alla prima età del Ferro.

Per quanto riguarda il Neolitico antico, è stato individuato un fossato con ceramica impressa e industria microlitica. Tipiche sono le puntine in selce usate probabilmente per aprire le conchiglie. In base a recenti date al C14 il sito si colloca nei primi secoli del VI millennio in cronologia calibrata.

Lo scavo di Puglisi ha messo in luce un abitato fortificato dell’età del Bronzo, le cui testimonianze più antiche, databili al Protoappenninico B (inizi II millennio a.C.), sono costituite dai resti di una struttura abitativa. Nel periodo seguente fu realizzato un primo muro difensivo, spesso oltre 5 m, con un’apertura di cm. 70, delimitata da grandi pietre. In un momento iniziale dell'Appenninico il muro sembra aver perso la sua funzione e nell'area si hanno tracce di sepolture e di un forno.

I successivi scavi, durati vari decenni e tuttora in corso, hanno portato alla conoscenza dell’articolato sviluppo dell’insediamento durato circa un millennio.

Le attività di sussistenza, per tutta l'età del Bronzo, erano basate sull'agricoltura (cereali e leguminose) e sull'allevamento (bovini, caprovini e suini), anche se la caccia, soprattutto del cervo, acquista una notevole importanza nell'ambito del Subappenninico avanzato.

L'altura fu sporadicamente occupata fino alla prima età del Ferro (VIII sec. a.C.).

        

CONELLE DI ARCEVIA (Ancona-Marche)

Scavi Puglisi 1958-69.

Il sito di Conelle si trova su un pianoro ampio circa quattro ettari, delimitato da due corsi d’acqua e, sul lato non difeso naturalmente, da un fossato lungo 100 metri e profondo fino a 7. Scoperto alla fine dell’Ottocento, fu indagato sistematicamente da Puglisi tra il 1958 e il 1969. Si tratta di un abitato all’aperto del quale non rimane traccia a causa dei fenomeni erosivi e dell’azione distruttiva dei lavori agricoli. Il riempimento del fossato conserva una importante stratigrafia, che testimonia vari momenti di frequentazione. I materiali consistono in abbondante ceramica grossolana con applicazioni plastiche, come ad esempio le tipiche “rosette”. In argilla più depurata vi sono fiaschi, orcioli, askoidi, pissidi, brocchette ad orlo traverso. L’industria litica è molto ricca: tra i manufatti più frequenti vi sono le punte di freccia, i pugnali bifacciali e le asce martello in pietra levigata. Numerosi sono anche gli strumenti in materia dura animale, come punte e punteruoli. Numerose fuseruole, anche decorate, indicano l’attività di filatura e tessitura. Molto rari gli oggetti in rame.

              


BIOGRAFIA ATTIVITÀ DI RICERCA OPERE E SCOPERTE LUOGHI DI VISITA