La Città Universitaria, edificata tra il 1932 e il 1935 sotto la direzione di Marcello Piacentini, grazie alla forza dei suoi segni, e nonostante gli interventi di rinnovamento nei decenni successivi, è uno dei complessi architettonici importanti realizzati a Roma sotto il fascismo negli anni caldi dellarchitettura moderna. Anni in cui i razionalisti attaccano la vecchia generazione di architetti, proponendosi al servizio della rivoluzione fascista con il Manifesto per larchitettura razionale consegnato a Mussolini nel 1931, quando sinaugura anche la II Esposizione Italiana di Architettura Razionale in cui figura il noto Tavolo degli orrori, fotomontaggio ironico e sprezzante dellarchitettura ufficiale. Sempre nel 1931 il sindacato architetti costituisce il R.A.M.I. (Raggruppamento Architetti Moderni Italiani). Limpresa della Città Universitaria, pur nel dibattito acceso tra i vari fronti, si apre, tuttavia, allinsegna del compromesso. Piacentini punta su alcuni principali fattori: preferire i giovani, ad eccezione di se stesso e Foschini, escludendo architetti «dassalto» come Adalberto Libera, Giuseppe Terragni e altri del Gruppo 7, e far confluire nel progetto esperienze e posizioni diverse, da Torino e Milano con Giuseppe Pagano, direttore di Casabella e Gio Ponti, direttore di Domus, a Firenze con Giovanni Michelucci del Gruppo Toscano, autore del progetto vincitore della nuova stazione di Firenze, a Roma con Pietro Aschieri, Giuseppe Capponi e Gaetano Minnucci del M.I.A.R. (Movimento Italiano per lArchitettura Razionale), Arnaldo Foschini, direttore uscente di Architettura, rivista del Sindacato Nazionale Fascista degli Architetti e Gaetano Rapisardi, suo stretto collaboratore. Su questi presupposti, Piacentini assegna la progettazione degli edifici: lingresso monumentale, Igiene e Ortopedia a Foschini; Fisica a Pagano; Chimica ad Aschieri; Matematica a Ponti; Biologia, Geologia e Mineralogia a Michelucci; Giurisprudenza e Scienze Politiche, Lettere e Filosofia a Rapisardi; Botanica a Capponi. Riserva per sé ledificio più rappresentativo, il Rettorato. Seguiranno il Dopolavoro e Circolo Littorio realizzato da Minnucci, che con Eugenio Montuori progetterà anche la Caserma per la Legione Universitaria Benito Mussolini, e la Casa dello Studente di Giorgio Calza Bini, Francesco Fariello e Saverio Muratori. Nonostante Piacentini chieda esplicitamente agli architetti di rinunciare a principi di originalità e a tendenze di moda, alcuni edifici appaiono senza dubbio innovativi pur nei limiti imposti dai criteri generali. Tra questi, quello di Matematica con le curve nascoste dalla facciata anteriore in linea con quelle degli edifici della piazza centrale - punto di raccordo degli assi centrali della planimetria della Città dalle quali si distingue però per la vetrata in origine decorata, distrutta durante la guerra; quello di Fisica che, si connota come esempio ben riuscito di «architettura arte di Stato» per la concezione unitaria delle parti esterne cui si contrappone allinterno una libertà di articolazione funzionale alle finalità delledificio; quello di Capponi, uno dei progetti più allavanguardia, piena espressione di razionalismo architettonico italiano per le grandi trasparenze che rompono la compattezza delle masse creando una comunicazione tra linterno e lesterno e per lequilibrio delle linee verticali e orizzontali ottenuto attraverso il ricorso alle superfici vetrate delle torri e delle finestre a nastro continuo.
Diversi gli edifici decorati con affreschi e statue, sia negli spazi interni sia in quelli esterni, secondo un preciso programma artistico-decorativo che vede coinvolti alcuni artisti noti, tra cui Mario Sironi, Arturo Martini, Mirko Basaldella, Fausto Melotti, Corrado Vigni, Alfredo Biagini. Inaugurata il 31 ottobre 1935, la Città Universitaria si connota così come luogo del Sapere nella piena espressione del rapporto tra architettura e arte.
Testi di: Ida Mitrano
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