Museo di Fisica di Sardegna
Il Gabinetto di Fisica da cui tutto è partito nel 700 non era un museo: oggi li avremo chiamati laboratori didattici e di ricerca del Dipartimento. Lo spirito da museo è nato quando un valente docente di Fisica, Franco Erdas, a partire dagli anni 70 del secolo scorso si è reso conto che il Dipartimento oltre ad alcuni pochi strumenti da sempre considerati di grande interesse storico, possedeva nei suoi armadi una quantità sterminata di altri strumenti ed ha iniziato a studiarli e restaurarli, spesso rimettendo insieme porzioni riutilizzate per altre ricerche. Il suo lavoro è documentato in 2 volumi, a firma F. Erdas e G. Baggiani, Gli strumenti del Museo di Fisica (Unviversità di Cagliari- Dipartimento di Scienze Fisiche; TAS, Sassari 1997), che descrivono fotograficamente e scientificamente la grande maggioranza degli strumenti storici esposti a tuttoggi. Ma in realtà non tutto è esposto per ragioni di spazio e non tutto ancora è stato studiato.
Il Museo però può vantare unaltra vasta sezione complementare alla precedente e altrettanto fondamentale in un Museo della Scienza; quella destinata a mostrare, tramite copie, il funzionamento degli strumenti che per ovvi motivi di tutela devono restare dentro le loro teche. Copie e strumenti molto ingegnosi per illustrare le leggi della Fisica sono in gran parte dovuti al Prof. Guido Pegna, a sua volta responsabile scientifico del Museo per numerosi anni.
La raccolta di strumenti scientifici del Museo di Fisica di Sardegna ha origine dalla dotazione assegnata nel 1764 da Carlo Emanuele III a Padre Cossu, servita, per consentirgli di rifondare su basi moderne gli studi in Fisica presso lAteneo cagliaritano. Da allora si è arricchita degli strumenti utilizzati dai vari docenti succedutisi sulla cattedra di Fisica Sperimentale. Il registro di inventario parte solo dal 1872: già a quella data compaiono 250 apparecchi in dotazione al Gabinetto di Fisica, diventati 990 nel 1899 e 2491 nel 1939, a testimonianza dei clamorosi sviluppi della Fisica.
Il Museo si propone anche di consentire la comprensione delle leggi fondamentali della Fisica attraverso copie o exhibit costruiti ad hoc. E qui citiamo almeno il grande pendolo di Focault che per il suo funzionamento permanente richiede lausilio di una raffinata elettronica moderna.
Il Museo è diviso formalmente in due distinte sezioni: la raccolta degli strumenti storici della fisica dal 700 ad oggi e la sezione interattiva a disposizione del pubblico. Gli strumenti ed apparecchi storici sono esposti in una successione di vetrine e di armadi ottocenteschi con vetri antiinfortunistici, e sono singolarmente illuminati con un avanzato sistema di fibre ottiche. Essi comprendono tutti gli ambiti della Fisica, ma allinterno di questi è possibile individuare alcuni percorsi specifici come quello che riguarda la storia dellenergia elettrica dalla pila alla seconda rivoluzione industriale, quello relativo agli strumenti di fisica per la medicina ed infine quello relativo alla storia delle comunicazioni elettriche.
Nel primo percorso quello della storia della energia elettrica sono presenti molteplici apparecchi e strumenti di misura che possono illustrare efficacemente le tappe della straordinaria evoluzione dellelettricità in tutte le sue forme ed effetti, fino a giungere alle macchina dinamo-elettriche di cui sono presenti esemplari importanti, come la macchina del Siemens e quella suddetta del Pacinotti. Riportiamo qui di seguito alcune immagini dei reperti più significativi. Il percorso comprende inoltre esperimenti ed exhibit interattivi. Sono di particolare rilievo alcuni exhibit di concezione e realizzazione originale come un potentissimo e spettacolare cannone elettromagnetico, un grande trasformatore di Tesla da 1.000.000 Volt, un esperimento per il Jumping Ring di Thomson, apparati dimostrativi delle correnti di Foucault come il Pendolo di Waltenhofen, una spirale di Palmieri, macchine elettrostatiche completamente statiche per esperimenti sulle cariche elettriche e molti altri.
Infine il percorso sulla storia delle comunicazioni elettriche che si sviluppa a partire da macchine telegrafiche Morse con accessori fino a una riproduzione perfetta del primo ricevitore a coherer per radiotelegrafia di G. Marconi di uso pratico, modelli per trasmissione e ricezione di segnali radio pre era elettronica, apparecchi della Marconi Wireless Co. per il test e misure su circuiti sintonici, un modello di trasmissione di informazioni su un fascio Laser, un exhibit per la trasmissione acustica di suoni a grande distanza, antichi tubi di Braun, e moltissimi altri fino ad una notevole dotazione di strumentazione elettronica del secondo novecento, apparecchiature per microonde, ricevitori Loran, orologi atomici in uso nelle stazioni Loran e nel sistema GPS, computer per la crittazione e decrittazione di informazioni digitali ed altri. In vetrine specifiche sono mostrati molti singoli componenti elettronici di varie epoche attraverso i quali lo sviluppo impetuoso di questa tecnologia appare particolarmente impressionante. Una bella vetrina è dedicata interamente ad una molto completa collezione di tubi elettronici, compresi tubi per microonde e radar, tubi rivelatori di radiazioni, tubi laser, lampade speciali ecc.