Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DI CHIETI-PESCARA
Lesposizione naturalistica del Seminario regionale di don Ciro Padalino sembra rispecchiare la storia agronomica, sociale, culturale dellAbruzzo con la sequenza di eventi, scoperte, dominazioni, carestie e malattie, succedutesi nel tempo. Una collezione di erbe, semi ed essenze legnose, per un mosaico di territori abruzzesi ciascuno con le proprie ricette culinarie e curative. Le aree montane e collinari dAbruzzo conservano infatti una grande diversità di colture che da secoli accompagnano le comunità che hanno abitato questi territori. Oggi la riscoperta degli orti e delle varietà antiche ha rilanciato aspetti storici, paesaggistici, estetici, sociali e persino terapeutici. Nellerbario, di cui qui si presentano alcuni campioni, si trovano tra laltro piante non più coltivate che, diventate spontanee, vengono oggi riscoperte e di nuovo utilizzate; altre vengono raccolte a scopo terapeutico e per le capacità tintoree.
Semi, erbe ed essenze legnose raccontano di orti, campi aperti e boschi spesso collegati ai tratturi dei pastori transumanti, filo dunione tra le Puglie e lAbruzzo, tra la raccolta del Seminario regionale di don Ciro Padalino di origini pugliesi e le piante della nostra regione. LAbruzzo, che si estende dal mare alle vette più alte dellAppennino, zona di confine tra le macroregioni continentale e mediterranea, ha avuto scambi con popoli provenienti dal Nord, dal Sud e dallaltra sponda del Mare Adriatico: un flusso che ha arricchito e caratterizzato le antiche colture dei popoli italici con lapporto di nuove sementi che ben si adattavano alle varie condizioni climatiche e pedologiche. Con il tempo alcune produzioni sono andate perdute, ma listituzione di aree protette ha restituito nuova vita anche ai paesi dellentroterra. Protagonista è lagricoltore custode anche di piatti tradizionali locali.
Tali erbari testimoniano la flora spontanea di diversi luoghi abruzzesi ed italiani quali lIsola di Capri, Olgiate Comasco (Como), Altamura (Bari), Colle S. Marco (Ascoli Piceno) e le province di Matera, Parma e Ascoli Piceno. I campioni del Seminario Regionale appartengono tutti alla prima metà del XX secolo e provengono oltre che dallAbruzzo, da varie zone italiane e francesi.
Oltre agli erbari, la raccolta comprende anche una serie di vasi di vetro contenenti semi e frutti, una raccolta xilologica e alcuni campioni vegetali posti in speciali liquidi conservativi (a base di formaldeide e di alcool etilico).
La conservazione in liquido probabilmente è legata al bisogno di mantenere intatta la morfologia dei reperti vegetali per ragioni didattiche ed espositive, per studi istologici e organogenetici.
Tutto questo materiale era utilizzato e, talvolta, anche realizzato durante le lezioni di botanica per approfondire i concetti base della sistematica e della tassonomia e per introdurre gli allievi nei meccanismi di identificazione delle diverse specie vegetali: esso costituiva un sussidio didattico di grande aiuto per diffondere fra i giovani le conoscenze sul mondo vegetale.
La preparazione di campioni vegetali è, infatti, un esercizio di elevato valore educativo e di didattica scientifica che porta a sviluppare la capacità di osservazione, invita allesplorazione del territorio, stimola allosservazione e alla lettura della complessità ambientale, aiuta alla comprensione del sistema gerarchico della tassonomia e della rigorosità del metodo della ricerca.
Tali reperti, oggi, sono testimonianze davvero rilevanti per il buono stato di conservazione e per la grande serie di dati che custodiscono al fine di approfondire le relazioni tra flora, vegetazione, territorio ed attività antropiche nelle diverse regioni italiane, poiché una delle funzioni principali di una collezione botanica è quella di costituire un indispensabile strumento di ricerca. La possibilità di poter consultare vari campioni vegetali, soprattutto erbari, di esaminarne le caratteristiche macro e micro-morfologiche, di mettere a confronto campioni fra loro simili costituisce lelemento di base per determinate affinità e differenze fra le specie e, quindi, per introdurre e definire i concetti fondamentali della tassonomia.
Inoltre, lerbario può essere un valido strumento di lavoro nelle ricerche geobotaniche ed ecologiche per convalidare la presenza di determinate specie in determinati luoghi ed ambienti in un dato momento e la possibilità di fare raffronti con le condizioni odierne.