Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DI CAGLIARI
Il Museo Herbarium CAG, con il suo settore sardo costituito da oltre 35.000 exsiccata di piante vascolari, fornisce un buon mezzo di lettura degli ambienti (del passato e del presente) e permette una concreta conoscenza naturalistica del territorio sardo. La sua istituzione risale al 1866, in concomitanza con la fondazione dellOrto Botanico, ad opera di Patrizio Gennari a cui si deve anche il primo censimento del patrimonio museale (1890: Repertorium florae calaritanae ex horto sicco academico depromptumCagliari). Gennari dal 1856 al 1869 effettuò numerose esplorazioni in varie parti della Sardegna raccogliendo numerosi campioni di piante che costituiscono la base del Museo Herbarium dell'Università di Cagliari.
Gli erbari rappresentano un luogo in cui sono conservate le testimonianze della ricchezza floristica di un territorio. Essi sono fonte di dati sia per la ricerca pura di carattere tassonomico e fitogeografico, che per la ricerca applicata basata su studi di biodiversità e monitoraggio ambientale. Lerbario, ovvero la rete internazionale degli erbari (Index Herbariorum), costituisce una sorta di anagrafe delle specie conosciute ed il punto di partenza per la verifica di nuove specie e per lidentificazione critica di quelle già conosciute. Sul materiale dErbario e sulla letteratura associata alle collezioni si basa in modo incisivo la consistenza del patrimonio floristico mondiale. Solo negli erbari si percepisce la variabilità vegetale. Lindagine sulle collezioni vegetali, conservate nella forma di esemplari essiccati, permette di ottenere informazioni di tipo fitogeografico e sulla dinamicità delle popolazioni. Oggi, i progressi nelle tecnologie digitali, consentono sempre più efficacemente l'utilizzo e la condivisione delle collezioni storico-naturali e dei dati sulla biodiversità dei campioni. I ricercatori hanno accesso a una moltitudine di dati dErbario che permettono l'analisi e la modellizzazione finalizzata alla valutazione di conservazione del patrimonio floristico mondiale.
A sinistra: paesaggio costiero
Le piante non sono inserite casualmente nel territorio ma sono il risultato dellinterazione con gli altri organismi viventi e con lambiente fisico. Le caratteristiche geomorfologiche di un territorio insieme ai fattori climatici (altitudine, temperatura, luce, precipitazioni ecc.) sono i principali responsabili della distribuzione delle piante. Specie diverse che hanno esigenze ecologiche simili tendono quindi a raggrupparsi in comunità che occupano uno spazio ben definito in equilibrio con l ambiente che li circonda, formando quello che viene definito manto vegetale o vegetazione. Anche i fattori locali quali esposizione, umidità, substrato, vento giocano un ruolo non trascurabile sullo sviluppo strutturale e spaziale delle piante. Dalla componente vegetale è quindi possibile ricavare informazioni sullambiente.
La Sardegna grazie alle vicende geologiche che lhanno interessata, alla sua insularità, alla sua morfologia e al fattore antropico, offre una molteplice varietà di ambienti, caratterizzati da oltre 2400 taxa vegetali di cui, secondo Peruzzi et al. (2014), 322 endemiche. Percorrendo la nostra isola da nord e sud e passando dalle zone costiere a quelle montane si va incontro a un cambiamento continuo del paesaggio vegetale, frutto dei processi dinamici naturali o artificiali che portano la vegetazione ad evolvere verso stadi più complessi o a regredire verso stadi pionieri. Il bosco di leccio, la macchia, la gariga, i pascoli, aspetti tipici del territorio sardo sono proprio il risultato di tali processi.
Il paesaggio costiero dove diversi fattori (vento, onde, irradiazione solare, aerosol, salinità) esercitano una azione limitante per lo sviluppo delle piante, è caratterizzato da una evoluzione della vegetazione che dalle specie terofitiche delle sabbie come il ravastrello marittimo (Cakile marittima Scop.) passa a specie perenni delle dune in via di formazione come la santolina delle spiagge (Otanthus maritimus (L.) Hoffmans. & Link), la violaciocca sinuata (Matthiola sinuata (L.) R. Br.), lo sparto delle sabbie (Ammophila arenaria (L.)) e la crucianella costiera (Crucianella maritima (L.) Link). In quelle consolidate si rinvengono specie legnose quali il ginepro coccolone (Juniperus. macrocarpa Sm.) e il ginepro fenicio (Juniperus phoenicea L. var. turbinata (Guss.) Parl.). Un altro tipo di vegetazione legato alle zone litoranee è quello delle acque salmastre in cui le piante si sono adattate a un substrato con un alto grado di salinità. Ne sono un esempio i Limonium e la dove la concentrazione di sale è più elevata le formazioni a salicornia. In alcune località sono presenti specie inserite nelle Liste Rosse delle specie minacciate (IUCN Red List); questi ambienti ospitano numerosi endemismi, alcuni dei quali esclusivi di limitate aree della Sardegna.
Un caso molto interessante sono le isole rocciose presenti in diverse aree del territorio regionale, veri e propri scrigni di biodiversità, dal punto di vista faunistico e vegetazionale. In questo itinerario è possibile scoprire la flora di una delle isole principali dell'Arcipelago della Maddalena, grazie alla collezione di exsiccata relativa alla «Florula di Caprera» custodita nel Museo Herbarium CAG e costituita da esemplari raccolti dallo studioso Patrizio Gennari nel XIX secolo.
Man mano che ci si allontana dalla fascia litoranea si individua un nuovo tipo di ambiente contraddistinto dalle macchie con formazioni di boscaglie a olivo, lentisco, fillirea ( Phillyrea acutifolia L. e P. angustifolia L.) e localmente accompagnate anche dal carrubo e da sa Lua e monti (Euphorbia dendroides L.). Nella aree più umide si inseriscono altre specie, che possono divenire anche predominanti, come il corbezzolo (Arbutus unedo L.) e lerica (Erica arborea L.). La dove non esistono fattori limitanti che bloccano levolversi della vegetazione, questa tende naturalmente verso lo stadio finale stabile, che in Sardegna è rappresentato dai boschi di leccio (Quercus ilex L.).
A destra: macchia a Euforbia; qui sotto, a sx: macchia a corbezzolo, a dx: lecceta
Il limite superiore varia da Nord a Sud dellisola, e varia anche parte della composizione floristica che accompagna il leccio, in funzione dei fattori locali quali substrato, esposizione precipitazioni. Nelle aree esposte a Nord o Nord-Ovest, la lecceta è sostituita in parte da formazioni a roverella sensu lato (Quercus pubescens Willd.), mentre nelle stazioni più calde subentra la sughera (Quercus suber L.); ed infine una lecceta montana dove localmente si rinviene lagrifoglio (Ilex aquifolium L.) e il tasso (Taxus baccata L.). Nellarea montana del Gennargentu, sopra il limite del bosco, si ha una vegetazione arbustiva bassa e prostrata caratterizzata da specie come Berberis vulgaris L. ssp. aetnensis (C.Presl) Rouy & Foucaud, Astragalus sirinicus Ten. ssp. genargenteus (Moris) Arcang., Thymus catharinae Camarda. Nelle parti più alte si sviluppa una vegetazione erbacea costituita da specie quali Festuca morisiana Parl., e Armeria sardoa Spreng.
Parlando degli ambienti della Sardegna non si può esimere dal menzionare le garighe, risultato dellazione di alcuni fattori di disturbo, quali incendi e pascolamento, che rappresentano i fattori principali di regressione delle successioni naturali. Questi paesaggi vegetali sono caratterizzati da cisto (Cistus monspeliensis L., C. salviifolius L., C. creticus L. s.l.), ginestre come Genista sardoa Vals., G. ephedroides DC. e G. corsica (Loisel.) DC., esclusive queste della nostra isola, accompagnate da altre specie legnose come Artemisia, Euforbia, Timelea e Lavanda. Nelle aree più degradate questa vegetazione viene sostituita da lande ad asfodelo (Asphodelus macrocarpus Parl.), segno tangibile della presenza di animali da pascolo.
Qui a fianco: Gariga, Montiferru.
Altri ambienti tipici della Sardegna sono gli stagni temporanei ( Paulis ). Si tratta di particolari habitat mediterranei di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE "Habitat"). In primavera, i Paulis sono caratterizzati dalle fioriture del Ranunculus peltatus Schrank subsp. fucoides (Freyn) Muñoz Garm. che coprono quasi completamente la superficie dell'acqua.
Qui a fianco, a sinistra: stagno temporaneo, Giara, aprile 2015.
A destra: Petalophyllum ralfsii Nees et Gottsche, epatica inclusa nella Direttiva Habitats 92/43 EEC .
Le Pteridofite sono rappresentate da Isoëtes gymnocarpa (Gennari) A. Braun., endemica della Sardegna, Corsica, Minorca e Italia Centrale, I. histrix Bory e I. tiguliana Gennari e la rara Pilularia minuta Durieu mentre le Briofite tra quelle più tipicamente associate con questi habitats si segnalano: Archidium alternifolium (Hedw.) Mitt., Leptodictyum riparium (Hedw.) Warnst., P etalophyllum ralfsii (Wils.) Nees & Gott. (foto) e soprattutto diverse specie del genere Riccia .
Qui a fianco: Leptodictyum riparium (Hedw.) Warnst.
Questo taxon rigorosamente idrofitico sopporta periodi di sommersione in primavera mentre tollera la siccità estiva rifugiandosi alla base di massi dove si trattiene l'umidità.