Millosevich, secondo le conoscenze del periodo, si dedicò in partenza a studi di cristallografia morfologica su minerali italiani. In particolare, arrivato a Firenze, affrontò lo studio, sia dal punto di vista scientifico che da quello museologico, dei minerali elbani. Infatti, ad opera di G. Grattarola, a fine 800 le collezioni mineralogiche fiorentine vennero incrementate in quantità e soprattutto in qualità con gli esemplari provenienti dallIsola dElba tramite le acquisizioni delle collezioni Foresi e Roster, che andarono ad aggiungersi ai già numerosi campioni elbani presenti in Museo.
Nella pubblicazione del 1910 sulla calcite cobaltifera scrive: Nel riordinamento a cui mi sono accinto delle importantissime collezioni Elbane di questo Museo Mineralogico di Firenze e nel 1911, nello studio sui berilli, si trovano le indicazioni a singoli esemplari con il numero del mio nuovo Catalogo Elbano.
La sintesi del lavoro di Millosevich sulla mineralogia elbana è data da I 5000 elbani del Museo di Firenze del 1914 e, dal punto di vista museologico, dai preziosissimi Cataloghi delle collezioni elbane, in cui vengono descritti gli esemplari di maggior spicco provenienti dallIsola e conservati nel Museo di Firenze. Per fare questo gli furono di aiuto i numerosi contributi scientifici sui minerali elbani realizzati, oltre che da lui stesso, fra gli altri anche da U. Panichi, A. Martelli, E. Grill, P. Comucci.
Il taglio particolare de I 5000 Elbani è spiegato da Millosevich nellintroduzione pubblicarne un sunto in cui fossero raccolti i dati cristallografici, i caratteri esterni e le condizioni di giacitura di tutti i minerali di queste collezioni ... potesse riuscire unopera utile per la mineralogia che si conclude confido che possa riuscire di qualche utilità per il modesto scopo che essa si prefigge, che è quello di far conoscere una così mirabile collezione e di porgere una guida ai direttori di Museo, ai collezionisti, ai raccoglitori di minerali .
I 5000 elbani selezionati da Millosevich sono un fedele specchio di quanto si rinveniva allIsola dElba tra la metà e la fine del 1800; sono splendidamente rappresentate le zone dellIsola di particolare interesse come il M.Capanne, le pegmatiti di S.Piero e S.Ilario in Campo, le miniere di Rio e quelle di Calamita.
Una volta trasferitosi a Roma, col passare degli anni gli interessi di studio si spostarono verso temi più geologico-petrografici, tanto da scegliere di passare dalla cattedra di Mineralogia a quella di Petrografia. Infatti si interessò a metodi di determinazione ottica e chimica dei minerali per lo studio delle rocce, approdando, infine, alla Petrografia e la Mineralogia chimica, pura e applicata. Tra i suoi numerosissimi lavori, di particolare interesse è lo studio della meteorite di Uegit che permise la classificazione dellesemplare.
A fianco dellattività gestionale, Millosevich pose grande passione sia nellinsegnamento che nella ricerca, da vero appassionato della Natura. Per testimoniare il lavoro di ricerca svolto in Italia, spesso sconosciuto allestero, Millosevich fondò nel 1930 il Periodico di Mineralogia, che subito ebbe notevole diffusione anche fuori dallItalia.
I minerali dellIsola dElba, conservati al Museo di Firenze, costituiscono una raccolta unica ed eccezionale, dal punto di vista scientifico, storico-scientifico ed estetico. Millosevich ordinò questi esemplari con cura ed attenzione estrema, lasciando una preziosa testimonianza di attività museologica, allepoca lontana dal sentire comune.
Il nucleo principale delle raccolte elbane è dato delle collezioni Foresi e Roster, acquistate rispettivamente nel 1878 e nel 1888, insieme ai numerosi campioni elbani già presenti in Museo.
Purtroppo la collezione Foresi non è accompagnata da documentazione originale, mentre Roster ha compilato con grandissima cura e attenzione un catalogo dettagliatissimo dei suoi esemplari, completo di tutti i dati di raccolta e non solo della descrizione di ogni singolo campione, ma anche dei vari giacimenti. I 5000 elbani - che in realtà sono 4966 - selezionati da Millosevich sono un fedele specchio di quanto si rinveniva allIsola dElba tra la metà e la fine del 1800; sono particolarmente rappresentate le zone dellIsola di particolare interesse come il M. Capanne, le pegmatiti di S. Piero e S. Ilario in Campo, le miniere di Rio ed infine quelle di Calamita, come dimostra la presenza di ben 628 ematiti, 574 tormaline e 555 ortoclasi. Inoltre le raccolte Foresi e Roster si integrano a vicenda distinguendosi per una maggiore o minore presenza di certi minerali. Ciò può essere dovuto a diversi fattori, come la preferenza del raccoglitore o la disponibilità di affioramenti.
Veramente unici sono gli esemplari di tormaline (elbaite), anche associate a berilli incolori, quarzo, lepidolite e ortoclasio. Esemplari particolarmente conosciuti sono la porzione di geode tappezzata da 132 cristalli di elbaite proveniente da Grotta dOggi e le splendide tormaline rosa estratte a Facciatoia, senza dimenticare i quattro enormi blocchi di graniti, detti i quattro evangelisti. Della collezione fa parte anche il campione di ilvaite di Torre di Rio, forse il più grosso esemplare estratto di questo minerale, che deve il suo nome proprio allisola (dal latino Ilva), i grossi cristalli di pollucite, raro minerale contenente cesio, e le limoniti (oggi goethiti) ed ematiti con una vasta gamma di iridescenze.
Dato lalto interesse storico della raccolta e la ricca documentazione conservata in Museo, approfondite sono state negli anni le ricerche di carattere storico, mentre in passato sono stati effettuati studi soprattutto sulle combinazioni delle forme cristallografiche, non trascurando anche gli aspetti ottici e chimici, eseguiti da mineralisti quali E. Artini, U. Panichi, E. Grill e P. Comucci.
PYRITE | SPHALERITE | QUARTZ | QUARTZ |
HEMATITE | HEMATITE | LIMONITE |
ORTHOCLASE | ORTHOCLASE | POLLUCITE | BERYL |
BERYL | ILVAITE | TORMALINA |
LIMONITE | TORMALINA | TORMALINA | TORMALINA |