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Carlo Lorenzo Garavelli

Itinerario a cura dell'UNIVERSITÀ DI BARI

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Biografia

Carlo Lorenzo Garavelli (Firenze 1929 - Bari 1998). Di origini piemontesi, Carlo Lorenzo nacque il 13 luglio 1929 a Firenze da Rosa Garavelli, non conoscerà mai il padre morto in guerra e verrà allevato dalla madre, dalla nonna e da una zia materna trascorrendo l’infanzia in un quartiere popolare di Firenze, frequentando le scuole pubbliche e da adolescente il liceo scientifico statale.

Negli anni della formazione liceale mostrò interesse e propensione per gli studi di chimica e proprio alla Facoltà di Chimica di Firenze si iscrisse una volta giunto all’Università.

Dalla signora Franca Rubbieri, matematico, ebbe due figli Anna, geologo, e Piero naturalista. La carriera del Prof. Carlo Lorenzo Garavelli si snoderà tra Firenze e Bari, come pure la sua ricerca mineralogica.

È scomparso a Bari il 23 novembre 1998. Anche negli ultimi anni di vita, sofferente, manifestò sempre il desiderio di soddisfare la sua insaziabile curiosità scientifica continuando, per quanto gli fu possibile e fino all’ultimo, il suo lavoro di scienziato, insegnante e divulgatore.

Garavelli comincia la sua carriera universitaria a Firenze dove opera una vivace scuola mineralogica. Negli anni universitari si distingue per i brillanti studi. Nell’anno accademico 1952-53 consegue la laurea in Chimica con 110 e lode, con una tesi svolta nell’Istituto di Mineralogia. Prosegue poi gli studi e per soli due esami non consegue la laurea in Fisica.

Comincia già ad interessarsi di “materiali elbani”, di cui diventa un esperto. Studia i minerali vulcanici di diverse località e a Bari, più tardi, si occupa di minerali metallici delle Alpi Apuane. È appunto un minerale delle Alpi Apuane, la Garavellite, il minerale che gli è stato dedicato. Si tratta di una specie mineralogica molto rara della classe dei solfuri, ritrovata in ganga di depositi idrotermali di rame-ferro. 

Molti nuovi minerali sono stati da lui scoperti durante i suoi studi a Firenze e a Bari; la carriera scientifica di Lorenzo Garavelli è stata sorprendente, divenne titolare di cattedra a soli 35 anni.

Nel 1957 frequentò il laboratorio dell’Istitute de Physique Nucleaire dell’Università di Bruxelles per ricerche di radiochimica e nel 1958 fece parte della Delegazione italiana alla seconda conferenza internazionale per l’utilizzazione pacifica dell’energia nucleare, indetta dall’O.N.U. a Ginevra. 

Partecipò a numerose commissioni dell’Agenzia Internazionale e della Società Europea per l’Energia Atomica, maturando un’esperienza notevole in campo energetico.

Nel marzo 1959 gli venne assegnato il premio “U. Panichi” della Società Mineralogica Italiana.

Dal 1954-55 al 1960-61 tiene corsi di Chimica Generale ed Applicata presso la Facoltà di Architettura di Firenze, e dal 1960-61 al 1962-63 di Mineralogia per Chimici presso il Laboratorio di geochimica del C.N.R.N. Il Prof. Guido Carobbi (1900-83) lo volle all’Istituto di Geologia a Bari, dove nel 1964 vinse il concorso per la cattedra di Mineralogia.

Negli anni sessanta e settanta Carlo Garavelli è Direttore dell’Istituto Geomineralogico, imprimendo un decisivo sviluppo alla scuola mineralogica barese.

Alla sua scuola mineralogica Garavelli dà un’impronta anche naturalistica “Carlo Lorenzo rivela la sua predilezione verso tutti gli oggetti naturali, non solo i minerali…aspetti naturalistici che venivano trattati utilizzando il suo poderoso bagaglio culturale chimico-fisico ed anche umanistico” così ricorda quegli anni il Prof. Silvio Menchetti, formatosi a Firenze e suo primo assistente a Bari. 

La sua passione per il collezionismo, confluisce nella realizzazione di due importanti collezioni, mineralogica e malacologia.

Il mineralista rivolgere i suoi interessi alla malacologia e scrive i suoi primi articoli divenendo in due anni un esperto riconosciuto, redattore di una affermata rivista scientifica, autore di numerose pubblicazioni e promotore “di una moderna linea di ricerche sulla bio-geochimica”. 

Garavelli, infatti, intuisce le prospettive della bio-geochimica, scrive diversi, incisivi lavori e fa parte della redazione della rivista della Società Italiana di Malacologia, all’epoca (1965) chiamata Bollettino dell’Unione Malacologia Italiana che, pubblicata a Bari, ha una grande diffusione su scala nazionale.

Scrive un testo di didattica della mineralogia con il suo maestro Guido Carobbi e un libro di appunti di cristallografia per studenti, ma è anche uno dei più importanti Editor del libro di Mineralogia di Guido Carobbi, la cui riedizione contiene una prefazione a cura di Berardini, Cipriani, Garavelli e Mazzi.

Come mineralista, inoltre, realizza alcune tesi di laurea e note scientifiche nel campo della Storia della Scienza e della Museologia Scientifica, facendosi promotore del Seminario interdipartimentale per i Musei Scientifici dell’Università di Bari.

È membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Bari, Presidente dell’Associazione Italiana Naturalisti e consigliere dell’ANISN (Associazione Nazionale degli Insegnanti di Scienze Naturali).

La collezione “Garavelli” comprende campioni raccolti fin da bambino. Essa si presenta come un insieme di 1100 esemplari, di circa 200 specie mineralogiche, ma di sicura validità per la bellezza dei pezzi.

Appassionato collezionista di minerali, ha realizzato una straordinaria collezione, che nel 2000 la famiglia ha donato al Museo di Scienze della Terra dell’Università di Bari. Un utile riferimento per la ricerca e la didattica, insieme alla collezione storica “Pelloux” conservata nello stesso Museo.

Secondo il curatore del museo, Prof. Alessandro Monno, “I campioni sono stati scelti in base alla sua esperienza di mineralista, per particolari forme e geminazioni. La provenienza dei minerali risulta varia, trovati, acquistati, frutto di campagne geologiche a cui il mineralista aveva partecipato, o scambiati con altri in possesso di esemplari diversi”.

Nel maggio 2000 c’è stata l’inaugurazione della collezione e, contestualmente, la intitolazione della parte mineralogico-petrografica del museo a Carlo Lorenzo Garavelli.

La collezione manca purtroppo della cartellinatura dei campioni, attualmente giunta ad un buon punto di ricostruzione. Il professore contava sulla sua strepitosa memoria e ne rimandava la realizzazione. Il valore ed il pregio della collezione dal punto di vista mineralogico e naturalistico è ben espresso dal figlio Piero: “Per mio padre, entrare in possesso di campioni particolarmente interessanti era una gioia infinita. Era cresciuto e si era formato in un’università (Firenze) che è la patria delle collezioni museali, e questo, probabilmente, ha influito molto sulla sua voglia continua di raccogliere e catalogare nuove meraviglie.

Quello che mi sono sempre chiesto da piccolo è perché mio padre amasse raccogliere in collezione soprattutto pezzi belli o rari, e non invece campioni (magari anche bruttini o comuni) da lui espressamente raccolti. Anche qui è crescendo che ho capito il valore di quanto faceva: le collezioni non rappresentavano “suoi ricordi”, ma proprio ciò che una collezione deve essere. Una raccolta di tipo “museale”! Qualcosa che resti per le future generazioni a testimonianza di ciò che ci circonda, ed in questo senso i pezzi più belli o quelli più rari accrescevano il valore intrinseco della collezione, proprio a scopi didattici. Anche qui, la collezione non era un modo per accrescere il proprio ego o il proprio valore di scienziato, ma qualcosa fatta per divulgare conoscenze, qualcosa capace di coinvolgere e fare appassionare alle Scienze Naturali, sempre più persone “normali” (Piero Garavelli).

È ancora il Prof. Vurro a sottolineare la specificità della collezione: “Il collezionista prende o acquista il minerale, o ciò che lo interessa, prevalentemente in base a due fattori, la rarità e, soprattutto, la bellezza. Garavelli, ha privilegiato, invece, la caratteristica mineralogica, quindi ha scelto i minerali importanti, per certe loro peculiarità…ha finalizzato la collezione, cercando sì la rarità, ma legandola non alla bellezza, non al valore economico, ma all’importanza mineralogica dei campioni” (Vurro).

Sui caratteri distintivi della collezione e sul modo di collezionare si esprime con profondità e chiarezza la figlia Anna: “un aspetto fondamentale del suo modo di collezionare, di mettere insieme i pezzi, di raccogliere è legato oltre che alla bellezza s. s. ed alla didattica alla ‘celebrazione e testimonianza della meraviglia del creato’ legata alla particolarità intrinseca che rende ogni pezzo, ogni individuo (cristallino e no…) unico ed irripetibile pur mantenendosi uguale agli altri. Ecco che attraverso il particolare ogni pezzo assumeva all’interno della sua collezione un valore universale, testimone, proprio attraverso la sua intrinseca peculiarità, della variabilità e magnificenza stessa del creato. Ecco che la collezione è didattica si… ma a vari livelli, e solo per chi ha occhi per guardare esprime a pieno la sua potenzialità. Dietro ogni singolo pezzo c’è una storia, una storia che in molti casi è stata studiata e divulgata (ricordo che molti dei campioni nella sua collezione sono stato oggetto di pubblicazioni scientifiche) ma che in altri casi è ancora tutta da scoprire e da studiare. Questo non sempre appare a chiunque si avvicini alla collezione. Per molti la collezione è solo bella... e non è poco.”

Carlo Garavelli ha realizzato, infine, anche un’altra bellissima collezione: “A lui piaceva molto il bello, aveva infatti realizzato una collezione malacologia fatta di pezzi molto belli, non tanto grandi, piccoli o rari, ma belli. L’intera collezione, eccezion fatta per alcuni pezzi conservati a casa, è ancora nello studio di Anna Garavelli”. Negli ultimi anni di vita, riprese proprio ad interessarsi di tale collezione e degli studi di malacologia come prova l’ordine di una decina di testi di malacologia, giunti dopo la sua scomparsa ai familiari.

Carlo Lorenzo Garavelli aveva una personalità complessa, carismatica, ricercata, ma nello stesso tempo semplice ed immediata dovuta alla sua onestà intellettuale ed umana.

Dotato di una forte intelligenza e di altrettanta memoria si rivelò un grande conoscitore dell’animo umano, dote che aveva potuto affinare durante la frequentazione di luoghi ieratici nelle pause estive in cui si dedicava a letture non solo scientifiche, ma anche a carattere filosofico-teologico.

La vastità della sua cultura che abbracciava chimica, biologia, fisica, letteratura, filosofia, ecc. era frutto di ingegno, curiosità ed eclettismo: “Sì mio padre era, prima di tutto un ‘curioso appassionato’, un ricercatore di conoscenza. Tutto per lui era una sfida a ‘conoscere’ nuove cose”, così lo ricorda il figlio Piero e secondo il collega Nicola Melone fu un “docente e ricercatore illuminato che seppe coniugare aspetti scientifici e letterari”. Ma lo scienziato Baravelli era anche un uomo impegnato sul versante politico, spinto dalla sua onestà d’animo, da un antifascismo profondo e da un anticonformismo che lo rendeva critico verso atteggiamenti sociali di perbenismo.

Un uomo, dunque, schietto, generoso, forte, volitivo, ma non solo. Il Prof. Fiorenzo Mazzi, ricordando i tempi fiorentini della collaborazione e dell’amicizia con Garavelli, afferma: “Penso che fossimo sostanzialmente due timidi che reagivano alla timidezza nei due classici e opposti modi: adeguarsi o ribellarsi. Io ero quello che aveva trovato nella timidezza un buon alibi per seguire un sistema di vita da orso tranquillo. Lui, invece, aveva scelto di reagire alla timidezza cercandosi sempre qualcuno o qualcosa da combattere. Consapevole della sua intelligenza e della sua cultura di diverse spanne superiore a quella di tanti altri, si divertiva a considerare volta a volta questi ultimi gli ‘avversari’ da superare e, magari, da sbeffeggiare senza che loro neanche se ne accorgessero. Anche disgrazie e malattie, che sembravano averlo preso di mira, erano state per lui avversari da combattere, purtroppo con assai minori possibilità di vittoria”.

Ma Garavelli è ricordato da tutti anche come un uomo “amante della gioia di vivere e dello scherzo come sua espressione”, e qualche volta come “gaffeur fantastico”.

Tra i tanti scherzi raccontati uno, in particolare, si distingue per la cura dei preparativi e per gli effetti esilaranti e grotteschi: “Il Marchese di Maglie”. Un bidello, un po’ vanaglorioso e con funzioni di supervisore, ricevette un giorno una pergamena ben costruita con timbri, firme e ceralacca al loro posto, curata nei minimi particolari con i nastri del colore della città, i decori araldici e contenente un decreto della società araldica col quale, rifacendosi in modo puntuale alla scala genealogica, gli si riconosceva il diritto di “fregiarsi del titolo di Marchese di Maglie”. Il buon uomo, che altro non aspettava, ci credette fino al punto che Garavelli e amici, che avevano organizzato lo scherzo, furono costretti a prepararne un’altra di pergamena, in cui la stessa società finiva per scusarsi dell’errore nato da un equivoco legato al nome del protagonista.

La chiarezza e la facilità di scrittura lo portarono sia ad una produzione scientifica significativa e notevole, ma anche alla realizzazione di una serie di scritti, per lo più in poesia, nei quali “mostrava la sua umanità maritando con disinvoltura la scienza, la tavola e il pensiero della morte”. La chiarezza e la facilità di far lezione poi, “francamente sorprendente”, lo portarono ad esigere da se stesso lezioni sempre più accurate e brillanti.

Riusciva così il Prof. Garavelli a essere vicino ai suoi studenti ed esaminandi, senza però impedirgli di richiedere rigore e serietà di studio. Ricorda il Prof. Fiorenzo Mazzi di Pavia che nel quinquennio fiorentino trascorso insieme, Garavelli “ci rallegrava con il resoconto delle sessioni di esame del corso di cui era incaricato, ossia di chimica per gli architetti: ‘Mi dica il principio di Le Chatelier’. ‘In una reazione all’equilibrio, se è variata una delle condizioni sotto cui l’equilibrio si è formato, il punto di equilibrio si sposta’. ‘A me sembra un principio di La Palisse!’. ‘Oh sì, professore, ha proprio ragione, mi scusi, ho confuso Le Ch’atelier con La Palisse!”.


Asse del tempo

 13 luglio 1929 Nasce a Firenze
 1952-1953  Laurea in Chimica presso l’Università degli studi di Firenze con una tesi di laurea svolta presso l’Istituto di Mineralogia. Votazione 110 e lode/110
 1954-1961  Professore incaricato dell’insegnamento di Chimica generale ed applicata presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze
 1956 Vincitore (primo posto) del concorso per borse C.N.R. ed inizia a lavorare presso il Centro per la Geochimica di Firenze
 1957  Trasferimento a Bruxelles dove frequenta il laboratorio dell’Istituto de Physique Nucleaire dell’Università di Bruxelles svolgendo ricerche nel campo della radiochimica
 1958 Membro della delegazione italiana alla seconda conferenza internazionale per l’utilizzazione pacifica dell’energia nucleare indetta dall’ONU a Ginevra ed ha fatto parte delle commissioni che hanno rappresentato l’Italia anche in altre riunioni organizzate dall’Agenzia Internazionale e dalla Società Europea per l’Energia Atomica
 1959 Vincitore del premio “U. Panichi” bandito dalla Società Mineralogica Italiana
 1960-1963 Professore incaricato del corso di Mineralogia con esercitazioni (corso speciale per studenti in Chimica) dell’Università di Firenze
 11 gennaio 1961 Matrimonio con Franca Rubbieri
 1963 Trasferimento a Bari dove, su chiamata del Prof. Guido Carobbi, inizia a lavorare presso l’Istituto di Geologia dell’Università
 1963-1964 Professore incaricato del corso di Mineralogia per naturalisti e geologi e di Mineralogia con esercitazioni (corso speciale per chimici) presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Bari
 1964 Vince il concorso a cattedra e diventa Professore di Mineralogia presso l’Università di Bari
 Anni ‘60-’80 Ha più volte ricoperto la carica di Direttore dell’Istituto di Mineralogia prima e del Dipartimento Geomineralogico poi
 24 novembre 1998 muore a Bari


Città attraversate

Firenze  Bari  Bruxelles  Ginevra


Per approfondimenti

Padovano, V. (2007). Carlo Lorenzo Garavelli, il mineralista con lo sguardo al territorio. In de Ceglia F. P. (Ed.). Scienziati di Puglia, secoli V a.C. - XXI d.C. (pp. 593-598), Bari, Adda Editore.


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