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Uno sguardo fra la terra e il cielo: l'Osservatorio di Modena - Museo

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L’Osservatorio Astronomico nel Palazzo Ducale di Modena

La nascita della Specola modenese e la direzione di Giuseppe Bianchi (1826-1859)

Dall’Osservatorio Astronomico all’osservatorio Meteorologico. La direzione di Domenico Ragona

Dall’Osservatorio Meteorologico all’Osservatorio Geofisico sotto la direzione dei fisici Chistoni e Bonacini

 

La nascita della Specola modenese e la direzione di Giuseppe Bianchi (1826-1859)

Dopo la Restaurazione Modena diventò di nuovo la capitale del Ducato estense sotto la sovranità dell’arciduca Francesco IV d’Austria Este. Quest’ultimo, sul solco della tradizione dei predecessori e con il considerevole sostegno del fratello Massimiliano, manifestò il suo interesse non solo per le arti, incrementando le già considerevoli collezioni estensi, ma anche per le scienze, promuovendo lo sviluppo dei musei universitari modenesi.

L’idea di dotare Modena, di una Specola astronomica fu concepita proprio dall’arciduca Massimiliano, il quale, nel 1814, entrò in contatto con un giovane modenese, Giuseppe Bianchi un valente scienziato da poco laureatosi a Padova presso la Facoltà Fisico Matematica.

Grazie proprio all’intervento di Massimiliano, Francesco IV concedette a Bianchi una borsa di studio che gli consentì di andare a Milano per completare i suoi studi di astronomia presso l’Osservatorio Astronomico di Brera. Nel 1818 gli fu affidata dal marchese Luigi Rangoni, magistrato agli Studi di Modena, in accordo con il Rettore dell’Università Paolo Ruffini, la cattedra di Astronomia Teorica, cattedra istituita apposta per lui, e l’incarico di direttore della Specola che avrebbe dovuto essere realizzata anche a Modena. Già nel mese di gennaio Bianchi aveva spedito da Milano al Rangoni una lista di strumenti da acquistare come fondamentali per impiantare un Osservatorio: uno strumento dei passaggi per le ascensioni rette, un cerchio meridiano, un cannocchiale acromatico e un telescopio equatoriale per le osservazioni extra meridiane.

Su indicazione di Bianchi, Rangoni, nel 1818 commissionò all’ottico Georg von Reichenbach a Monaco il cerchio meridiano, che arrivò a Modena nel 1823, e gli altri tre strumenti al modenese Giovan Battista Amici, abile ottico e costruttore di strumenti scientifici.

La “Sala G.B. Amici”, la grande sala di esposizione che si affaccia su Piazza Roma, in una foto del 1987: in primo piano i telescopi costruiti dall’ottico modenese a cui è intitolata la sala. Al centro il cannocchiale di Fraunhofer (1815). Sulla sinistra si intravede il busto in bronzo donato dai familiari in memoria di Pietro Tacchini. (f. L. L.)

In particolare, per avere per l’osservatorio un telescopio a riflessione, Rangoni chiese al rettore Ruffini che contattasse Amici per farsi consegnare quello che aveva già costruito per il Liceo di Reggio Emilia in base a un contratto che lo stesso Amici aveva stipulato nel 1811 con il Regno d’Italia per fornire telescopi ai Licei. Amici, dopo aver stipulato il contratto per la realizzazione degli altri due strumenti, nel 1820 consegnò il telescopio richiesto.

Dopo sei anni però, allo scadere del contratto per la consegna degli altri due strumenti, mancava ancora una sede per l’Osservatorio, il Palazzo dell’Università, infatti, non aveva alcuna stanza appropriata che potesse accogliere la nuova strumentazione.

Il problema fu risolto grazie a Francesco IV che con il sostegno del fratello Massimiliano, all’inizio dell’anno successivo, il 15 gennaio 1826, con un chirografo, concesse il Torrione Est del suo seicentesco Palazzo Ducale, posto sul lato destro della facciata. Una lapide dettata dal bibliotecario e archeologo ducale Celestino Cavedoni, tuttora collocata nella sala al primo piano dell’Osservatorio, ricorda questi eventi.

I lavori dell’Osservatorio, diretti da Gusmano Soli, Ispettore delle Fabbriche Ducali, iniziarono durante l’estate dello stesso anno 1826 e terminarono nell’agosto 1827. Al fine di rendere le stanze adatte al nuovo utilizzo, fu necessario trasformare completamente la struttura interna della parte superiore del torrione (alto 30 metri da terra), senza apportare cambiamenti alla struttura architettonica esterna, simmetrica all’altra parte del Palazzo Ducale. Per assicurare la necessaria stabilità alla struttura dell’Osservatorio fu innalzato un elevato arco di volta tra i muri esterni del lato orientale e occidentale collegati fra di loro con catene per creare all’interno della torre un supporto per accogliere i tre strumenti realizzati da Amici; sui contrafforti murali al di sopra della volta, dove sono tutt’ora, furono posizionati ai due lati il cerchio meridiano di Reichenbach e lo strumento dei passaggi che tuttora mantengono la loro collocazione originaria, e in cima all’arco fu collocato il pilastro del telescopio equatoriale, purtroppo oggi andato perduto. Fu necessario anche ricostruire l’intero tetto della torre dal momento che doveva essere diviso obliquamente in direzione nord sud in corrispondenza del cerchio meridiano e dello strumento dei passaggi collocati al secondo piano della torre. Al primo piano c’erano un grande ufficio o studio e due camere più piccole, per raggiungerle Soli aveva costruito una scala.

La prima osservazione ufficiale iniziò il 17 ottobre 1827 come è testimoniato dal Bianchi nel primo volume degli “Atti del Regio Osservatorio Astronomico di Modena”, pubblicati a partire dal 1834 e sul cui frontespizio si da conto dei suoi incarichi di “istitutore delle LL. AA. RR. Gli arciduchi figlii nelle scienze fisico-matematiche, direttore della Specola, professore di Cosmografia nella R. Università degli Studi, uno dei Quaranta della Società Italiana delle Scienze”

Non ci furono cerimonie di apertura per il nuovo Osservatorio; in un quotidiano locale, “Il Messaggiere Modenese” del 7 novembre 1827 (n. 89), insieme con la notizia di una eclissi lunare avvenuta quattro giorni prima, si ricorda la realizzazione dell’Osservatorio, promossa da Francesco IV, nel torrione di destra del suo Palazzo Ducale, e vengono menzionati i tre importanti strumenti di cui era dotato.

Grazie a Bianchi l’Osservatorio di Modena divenne sede di una significativa attività didattica e di ricerca, come è testimoniato dalle sue numerosissime lettere conservate nella Biblioteca Estense Universitaria (Venturi, 1997): a lui si deve l’avvio di “Osservazioni meteoriche” quotidiane, annotate su registri ancora conservati nell’Osservatorio, che rilevano gli eventi meteorologici (pioggia o neve)i, la temperatura (originariamente misurata con vecchie scale di temperatura ma dopo pochi anni in gradi Celsius), la pressione atmosferica, il vento e le radiazioni solari. Tra gli strumenti utilizzati troviamo ancora nella collezione il pluviometro di Bianchi ( ESPLORA LE COLLEZIONI ).

L’interesse dell’Arciduca Francesco IV per l’Osservatorio e per gli studi astronomici è comprovato dal fatto che lo considerò come luogo di rappresentanza per il suo rilevante interesse culturale e lo inserì, insieme con la Galleria dei dipinti e la Biblioteca, nei percorsi di visita organizzati per principi, sovrani e ospiti illustri creando così un significativo connubio tra arte e scienza.

Intanto nel 1850 in alcune stanze attigue a quelle dell’Osservatorio veniva ospitato il Gabinetto di Metrologia dove vennero ubicati gli archetipi degli strumenti di misura creati per il Ducato di Modena.

Dopo l’allontanamento di Francesco V da Modena, dall’ 1 ottobre 1859 il legittimista filo ducale Bianchi fu rimosso dalla direzione dell’Osservatorio, anche se negli anni successivi non abbandonò gli studi di astronomia. L’incarico di dirigere l’Osservatorio fu affidato a un promettente giovane ingegnere modenese, Pietro Tacchini, formatosi all’Osservatorio di Padova sotto la guida del direttore Giovanni Santini.

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Dall’Osservatorio Astronomico all’osservatorio Meteorologico. La direzione di Domenico Ragona 

Dopo la breve direzione di Pietro Tacchini che, oltre agli studi di astronomia, si occupò, più in particolare, di osservazioni metereologiche, la direzione dell’Osservatorio passò, nel 1863,  al modenese Domenico Ragona che vi rimase in carica fini al 1892. Domenico Ragona fu un forte sostenitore degli studi meteorologici e un prolifico produttore di importanti memorie nei differenti campi degli studi meteorologici. Dotò l’Osservatorio di rilevanti strumentazioni meteorologiche anche grazie al sostegno di Cantoni, consulente scientifico ufficiale del primo Servizio Meteorologico ufficiale fondato in Italia nel 1865 grazie all'iniziativa del Ministero dell'Agricoltura (Direzione di statistica)

Il retro del torrione destro del Palazzo Ducale in una foto del 1898 con la vecchia cupola in ferro zincata e il balcone meteorologico / La balconata così come si vede oggi, rimasta nella stessa collocazione / Schema della balconata metereologica così come era stata voluta dall’Ufficio Centrale di Meteorologia diretto da Pietro Tacchini.

Nel 1865 progettò e fece costruire la prima finestra meteorologica, migliorando e consentendo misurazioni termometriche che fino a quel momento erano eseguite sul terrazzo senza alcuna protezione.

Realizzò due strumenti importantissimi per precisione e chiarezza, un pluviometro orario nel 1876, in grado di scaricare l’acqua in varie sezioni della grande botte divisa in 24 scomparti grazie a un meccanismo ad orologeria a scatti discreti,  e un evaporigrafo intorno al 1870.  

Nel 1876 u Regio Decreto del 12 marzo a firma del Ministro Ruggero Bonghi su proposta di Tacchini, aveva riordinato gli Osservatori dello Stato in tre categorie: nella prima rientravano quelli di Napoli, Milano, Palermo e Firenze dediti alla ricerca;  nella seconda quelli universitari di Padova, Roma (Campidoglio) e Torino. Quello di Modena fu annoverato tra i metereologici insieme a quelli di Bologna e Parma.

Meteorografo utilizzato all’Osservatorio nel periodo di direzione del Ragona / La finestra metereologica progettata e costruita dal Ragona, dotata di meccanismi per ribaltare gli strumenti e poterli leggere evitando di alterare le misure / dettaglio del pluviometro orario del Ragona

  

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Dall’Osservatorio Meteorologico all’Osservatorio Geofisico sotto la direzione dei fisici Chistoni e Bonacini

Dopo la morte di Ragona nel 1892, Ciro Chistoni, professore di Fisica, divenne il nuovo direttore dell’Osservatorio; seguendo i suggerimenti di Pietro Tacchini, direttore dell’Istituto centrale di Meteorologia a Roma, rinnovò la finestra meteorologica con una balconata meteorologica collocata alla stessa altezza e con lo stesso orientamento della precedente ma più ampia e più ventilata dove iniziò ad effettuare misure metereologiche dal 1898.  Nel 1895 fece uscire il primo numero delle “Pubblicazioni dell’Osservatorio” e nel 1896 fece realizzare una cupola astronomica in rame sulla sommità del torrione dell’Osservatorio solo recentemente sostituita. A questo periodo risale l’igrometro di Chistoni oggi ancora presente all’Osservatorio.

Nel 1897 attribuì all’Osservatorio il nome di Geofisico, dimostrando come l’istituto avesse così allargato il suo campo d’azione.

Tra il 1891 e il 1898 Chistoni, grazie alla collaborazione di Giacomo De Vecchi, iniziò e concluse un lungo studio sperimentale sui magneti permanenti; i risultati delle sue ricerche furono diffusi nelle pubblicazioni dell’Osservatorio.

Nel 1906 quando Chistoni fu incaricato della direzione dell’Istituto di Fisica terrestre dell’università di Napoli, la carica di direttore dell’Osservatorio di Geofisica fu momentaneamente affidata a Dante Pantanelli passando poi, all’inizio di novembre dello stesso anno, a Carlo Bonacini il quale indirizzò le sue ricerche in diverse direzioni oltre che in astronomia, meteorologia e geofisica; a lui si deve, nel 1927, la promozione della Celebrazione del primo centenario della fondazione dell’Osservatorio.

A partire dal secolo passato, l’Osservatorio è parte della rete udometrica nazionale: le osservazioni meteorologiche vengono effettuate ogni giorno con l’uso di strumenti automatici. 

 

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